Grassassin's Pig, la recensione
Abbiamo letto e recensito per voi Grassassin's Pig, l'ultimo fumetto della serie di Zannablù scritto e disegnato da Stefano Bonfanti e Barbara Barbieri
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ozio Auditonto era un Grassassino. Anche Ibn-Lardhat lo era prima di lui. In un'epoca ancora più lontana, dell'arte omicida era maestro Hamtair. Zannablù, con l'aiuto dell'amico di sempre, Majalo Pazzo, dovrà usare le apparecchiature fantascientifiche che gli consentono accesso al Malanimus per recuperare i ricordi ancestrali dei suoi avi, prendere il controllo dei loro corpi nel passato e svelare il segreto del condimento che rende ogni cosa buonissima, salvando così le sorti dell'osteria costosissima in centro a Firenze dove lavora come lavapiatti. Ma chi e dove produce la Spezia dell'Eden? E il Malvagio Giotto quale parte avrà, questa volta, nella storia?
Una nota di merito alle prolungate scene in cui un certo menestrello ci racconta le gesta di Zannablù nei panni di Ozio Auditonto: non sappiamo se i versi in rima baciata siano frutto della penna della Barbieri o di Bonfanti, ma plaudiamo alla correttezza metrica e ritmica. Persino un paio di endecasillabi ipermetri fanno bella mostra di sé e della consapevolezza prosodica degli autori.
Grassassin's Pig è un volumetto molto divertente, un bell'esempio della comicità dei Dentiblù, insomma. Se siete dei fan, è da recuperare senza dubbio per una dose di risate all'altezza dei migliori lavori della coppia. In caso contrario, avrete per le mani un'ottima occasione per fare la conoscenza di Zannablù il cinghiale e del suo universo narrativo.