Grand Hotel Abisso, la recensione
Grand Hotel Abisso è una profetica fotografia del futuro che ci attende, se resteremo con le mani in mano
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Come spesso accade in scenari analoghi, però, un eroe si erge a leader di una rivoluzione volta a sovvertire l’ordine costituito, per ridare speranza alla povera gente e punire quell’1% che detiene la quasi totalità della ricchezza mondiale. Indossando una maschera e impugnando armi da guerra, costui si fa beffe delle forze dell'ordine schierate in tenuta antisommossa, innescando una serie di drammatici eventi.
Grazie alla lucida analisi sulla società contemporanea, Prior delinea un contesto immaginario perfettamente sovrapponibile al nostro: assistiamo a talk show, approfondimenti e contenitori vari in cui vanno in scena sempre gli stessi teatrini con politici e opinionisti. Difficile non rintracciare in queste pagine un ammonimento affinché non un altro secondo venga concesso alla propaganda vuota e sensazionalistica, a politiche che incitino all’odio e alla violenza.
Grande merito della riuscita di questa storia va al lavoro del disegnatore che abbiamo già apprezzato sulle pagine di Rumble: Rubin ingloba nel suo stile elementi grafici dei social, della Televisione e di ogni network digitale che contribuisca a veicolare l’enorme quantità di dati che animano l’etere. Mantenendo invariato il suo tratto grottesco, le diverse fasi del racconto vedono il fumettista spagnolo adottare costruzioni della tavola sempre nuove, prediligendo uno sviluppo orizzontale che rende il risultato finale molto accattivante.
Non è la prima volta che leggiamo di futuri distopici in cui il Robin Hood di turno va in soccorso dei deboli e sfida il potere, ma Grand Hotel Abisso colpisce per la grande aderenza alle tematiche attuali e per una componente artistica d'impatto e ben congegnata.
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