Gotham 4x05, "A Dark Knight: The Blade's Path", la recensione

La nostra recensione del quinto episodio della quarta stagione di Gotham, intitolata "A Dark Knight: The Blade's Path"

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L'assassinio del giovane Alex commesso da Ra's al Ghul ha scatenato profondi sensi di colpa in Bruce Wayne, ora assetato più che mai di vendetta. Il futuro Cavaliere Oscuro intraprende quindi una missione ardua e potenzialmente suicida sino al carcere di Blackgate, dove la Testa del Demone è detenuto e in attesa di una potenziale scarcerazione, grazie alla sua immunità diplomatica.

Con Bruce nei guai fino al collo, tocca di nuovo ad Alfred Pennyworth e Jim Gordon provare a salvare il rampollo della famiglia Wayne, prima che sia troppo tardi. Ma quali sono i veri obiettivi di Ra's?

Nel frattempo, un personaggio che pensavamo scomparso fa il suo ritorno - letteralmente - dalla morte, in una nuova, mostruosa veste, trovando un'inaspettata alleanza con Edward Nigma, mentre il Pinguino riflette sulla proposta fattagli da Sofia Falcone.

Sono tanti i cambiamenti a cui assistiamo in A Dark Knight: The Blade's Path, a partire dall'apparente conclusione del filone narrativo dedicato a Ra's al Ghul. Tale chiusura, che non ci aspettavamo comunque in tempi così brevi, è una soluzione ottimale, dato che a parte qualche momento topico, questa versione televisiva di uno dei villain più iconici di Batman non ha mai convinto (troviamo per esempio che l'iterazione più lineare e semplice di Arrow fosse più convincente, paradossalmente). Di contro, le dinamiche tra Oswald e Sofia - personaggio sempre più apprezzabile - stanno rivelando più sorprese del previsto, così come sorprendente è l'esordio di Solomon Grundy, altro noto "cattivo" della DC Comics: la soluzione narrativa dietro alla "nascita" di questo personaggio ha trovato il nostro gradimento.

Scegliamo di non trattare oggi l'altro - più o meno - inaspettato ritorno che va in scena nella battute finali dell'episodio, per evitare potenziali e sgraditi spoiler.

A Dark Knight: The Blade's Path è il distillato perfetto in grado di rivelare la natura intrinseca di Gotham: tanta mitologia a fumetti di uno dei personaggi di finzione più iconici di sempre rielaborata in chiave sufficientemente originale, ambientazioni vintage e grottesche, e protagonisti che vivono di picchi che talvolta li rendono così teatrali da sembrare caricaturali e altre volte piatti oltre l'umana sopportazione ma che, in qualche modo, riescono a funzionare tutti assieme in un'equazione che trova nell'instabilità il suo equilibrio, oltre a situazioni che rischiano sempre di sfociare involontariamente nel farsesco, ma alle quali alla fin fine si arriva ad affezionarsi, dato che l'assurdità e il nonsense non sono necessariamente elementi negativi in universi narrativi come questo.

Certo, per quanto la città di Gotham sia oramai un mondo a sé stante, ci viene quantomeno da sorridere al pensiero che un individuo possa essere scarcerato a seguito di un testimoniato omicidio premeditato di minore ricorrendo all'immunità diplomatica, ma scegliamo di non concentrarci troppo sui dettagli.

Inaspettata, inoltre, è la scelta di far infrangere al giovane Bruce Wayne una delle "regole d'oro" del Batman originale, il primo comandamento che persegue sin dall'inizio della sua missione. Anche qui, non condanniamo aprioristicamente tale soluzione, aspettando di scoprire quali saranno le conseguenze future di ciò.

Il rimando più evidente ai fumetti DC Comics è l'esordio di Solomon Grundy, creato da Alfred Bester e Paul Reinman, e apparso per la prima volta sulle pagine di All-American Comics #61 (1944). Si tratta a tutti gli effetti di uno zombie, risorto grazie alle peculiari proprietà delle acque della palude di Gotham, con forza e resistenza sovrumane. Immemore della sua vita precedente, il non-morto sceglie il suo nuovo nome dopo aver ascoltato la popolare filastrocca di Solomon Grundy, così come visto nell'episodio.

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