Gotham 4x03, "A Dark Knight: They Who Hide Behind Masks", la recensione
La nostra recensione del terzo episodio della quarta stagione di Gotham, intitolata "A Dark Knight: They Who Hide Behind Masks"
Bruce continua il suo "cammino dell'eroe" che lo porterà un giorno a divenire Batman: tale sentiero si dimostra ricco di pericoli e imprevisti, che il giovane riesce bene o male a superare, anche grazie al sempre utile aiuto di Alfred. Nel corso della narrazione, il giovane rampollo della famiglia Wayne incrocia il suo cammino con quello di Selina, alleatasi con Barbara Kean e desiderosa anche lei di dimostrarsi all'altezza della sua missione.
Tra le altre cose, proprio Oswald Cobblepot subisce la sua prima sconfitta da quando è il signore della città, con il suo "trofeo" - Edward Nigma "sotto ghiaccio" - che gli viene sottratto da sotto al naso: l'Enigmista torna quindi in scena, anche se molto diverso da come lo ricordavamo. Infine, scopriamo l'origine di Ra's al Ghul, risalente a secoli fa, e siamo testimoni della sua prima resurrezione, permessa dalle incredibili proprietà della Fossa di Lazzaro.
Andiamo con ordine: in primo luogo, non può lasciare straniti la facilità e soprattutto la seriosità con le quali degli adolescenti vanno girando di notte mascherati, affrontando con successo criminali adulti ed esperti. Oramai è chiaro il taglio che si vuole dare all'origine di Batman e di Catwoman in Gotham, andando ad accorciare il gap temporale delle stesse - scelta discutibile, ma probabilmente anche necessaria - e tale elemento potrebbe anche andar bene, se fosse scritto in maniera più credibile. Ma così non è: qui abbiamo dei poco più che bambini che quasi dall'oggi al domani sono in grado di affrontare minacce molto più grandi di loro, a seguito di un addestramento troppo esiguo, in termini sia temporali che molto più pragmatici. E tutto questo risulta ancora più stonato nell'era post-Kick-Ass: la pellicola di Matthew Vaughn - a sua volta tratta da un fumetto di Mark Millar - ha cambiato tutto in questo senso, grazie a una storia bizzarra e iconoclasta nei confronti dell'"eroe mascherato", ma contestualmente molto più credibile. La deriva che questo aspetto sta prendendo in Gotham, invece, procede verso una teatralità più dogmatica, che nel suo prendersi così sul serio produce l'effetto opposto. Inoltre, è davvero normale che, recandosi dal suo amico Bruce per chiedergli un favore, Selina giunga di notte, entrando da una finestra e trovando Wayne seduto al buio alla sua scrivania? A voi l'ardua sentenza.
E sempre parlando di teatro - ma di quello più amatoriale, a livello di parrocchia di paese di provincia - non si può non sottolineare l'insufficienza con cui viene messa in atto la sequenza che vede la "liberazione" dell'Enigmista dall'Iceberg Lounge del Pinguino: Oswald spegne le luci ed esce dalla stanza, qualcuno entra (con una fiamma ossidrica), stacco, Oswald rientra e vede che il suo trofeo non c'é più e grida istericamente, fine sequenza. In pochi secondi, dunque, assistiamo a qualcosa di insalvabile, in un episodio in cui tutta la fase di montaggio sembra essere stata affidata a qualcuno che questo lavoro non sembra averlo mai fatto.
Infine, per quanto non possiamo pretendere una pronuncia perfetta dei termini e dei nomi in lingua italiana da parte del cast americano della serie, sentire per tre volte "Carmine" pronunciato come "Carmain" nel giro di sessanta secondi di girato è quantomeno buffo. Del resto, agli addetti ai lavori sarebbe bastato caricare un video tutorial su YouTube delle durata di pochi secondi per trovare la pronuncia esatta, allo stesso modo di quanto facciamo noi ogni giorno nel nostro lavoro.