Gotham 4x01, "A Dark Knight: Pax Penguina" [season premiere], la recensione

La nostra recensione della premiere della quarta stagione di Gotham, intitolata "A Dark Knight: Pax Penguina"

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Gotham ritorna su Fox con la sua quarta stagione, aprendo le danze per ciò che concerne la nuova annata degli show ispirati ai fumetti supereroistici americani. Negli anni la serie TV, pur con protagonisti i vari personaggi che compongono la grande e celebre mitologia di Batman, si è progressivamente distanziata dalla fonte primaria, proponendo una storia sempre più originale, e quindi differente da quello che può essere definito come canone classico.

Questa è una premessa fondamentale da tenere in considerazione nel momento in cui ci si avvicina allo show, necessaria per una valutazione quanto più oggettiva possibile; è facile, infatti, che un fan dei fumetti targati DC Comics possa storcere il naso fino a farselo cadere dal volto trovandosi di fronte a Gotham, e non contestualizzadola per ciò che è, vale a dire un prodotto di massimi intrattenimento e immediatezza, che punta a carpire l'interesse di una fetta di pubblico quanto più vasta ed eterogenea possibile (e quindi ben maggiore e diversa dei "soli" lettori di comics).

L'incipit della quarta stagione di Gotham ci introduce subito in un universo narrativo generatosi dal caos, che ha trovato un nuovo status quo fondato su parametri distopici, bizzarri e fondamentalmente instabili. In città, infatti, c'é un nuovo signore: il Pinguino. Oswald Cobblepot, negli anni, è stato sempre più abile a elevarsi nel sottobosco criminale di Gotham City, sbarazzandosi degli avversari, ottimizzando in suo favore le conseguenze di ogni crisi e assoggettando al suo volere sia la politica che le forze dell'ordine. Il Pinguino è oggi al climax della sua ascesa al potere, capace persino di rendere il crimine qualcosa di tollerato, se non proprio legale: "No licence, no crime" è il motto che impera in città. I truffatori, i ladri, gli attaccabrighe possono oggi esercitare liberamente i loro "talenti", a Gotham: tutto ciò che serve è giurare fedeltà a Cobblepot, in cambio di una licenza che renda autorizzate le varie attività criminose.

Gotham 4

La nuova situazione è ovviamente una grossa gatta da pelare per i pochi cittadini incorruttibili della città, su tutti James Gordon e Bruce Wayne. Il primo pare essere rimasto l'unico poliziotto non corrotto del GCPD, e cerca di osteggiare in tutti i modi possibili l'impero del crimine del Pinguino: ben presto, capirà che la forza bruta e l'attacco diretto non saranno più efficaci, e dovrà lavorare d'ingegno. Per il futuro Batman, invece, la strada è potenzialmente ancora più impervia: Bruce ha iniziato il suo "cammino dell'eroe" non senza difficoltà, indossando una maschera che è di fatto la versione 1.0 di quella del Cavaliere Oscuro e combattendo il crimine nelle strade come vigilante. Il nuovo status quo della città non gli faciliterà certo il lavoro, con Ra's al Ghul che lo osserva di nascosto, pronto a fare la sua mossa.

Gotham è da sempre una storia di personaggi, dei quali stiamo progressivamente osservando l'evoluzione (o l'involuzione, in taluni casi), e in questo aspetto risiede la forza più grande dello show, ma anche la sua più decisiva debolezza: se da un lato è interessante scoprire quali trovate narrative renderanno interessanti e originali quelle che di fatto sono versioni alternative dei protagonisti dei fumetti, dall'altro non si può non sottolineare come il lavoro di caratterizzazione operato sui questi sia spesso raffazzonato e superficiale. Il caso più emblematico è certamente quello di Bruce Wayne: se questa interazione del futuro Batman presenta degli spunti anche concretamente avvincenti - come l'idea di accelerare il suo percorso come vigilante, osservando come se la cava un poco-più-che-bambino come totem della giustizia assoluta - dall'altro il rischio di rendere il protagonista una macchietta stereotipata e a tratti irritante nella sua esasperazione è alto, e di fatto sempre più concreto. A salvare il tutto, oltre ad alcuni personaggi minori, c'é fortunatamente la figura del Pinguino, un villain quasi shakespeariano nella sua teatralità, che in questo caso non disturba, ma anzi appare coerente con la natura del villain.

A ogni modo, il primo episodio della quarta stagione di Gotham ci ha introdotti a una storia che ha delle oggettive potenzialità, che speriamo possano essere sviluppate degnamente: l'idea di avere una Gotham City in mano al "crimine legalizzato", un'oasi di caos controllato isolata dal resto del mondo, è affascinante, e non può non richiamare alla mente dei "cultori della materia" la celebre saga a fumetti degli anni Novanta intitolata Batman: Terra di Nessuno, uno dei vertici massimi della continuity del Cavaliere Oscuro.

Da un punto di vista più tecnico, Gotham è una serie con un budget evidentemente limitato, del quale la produzione riesce a fare un uso oculato, cosa che, per un prodotto di questa natura e con questo target, è più che sufficiente.

Ci sono certo delle ingenuità colossali, sia a livello narrativo che di ambientazione. Da un lato, infatti, ci appare quantomeno buffo osservare un villain come Ra's al Ghul - un ecoterrorista in grado di minacciare il mondo con uno schiocco delle dita e al cui servizio c'é una delle organizzazioni segrete più potenti al mondo - nascosto come un voyeur dietro una finestra, intento a osservare le azioni di Bruce, o uno psicotico assassino seriale come Victor Zsasz farsi scrupoli di sparare tra la folla per uccidere la sua preda. Dall'altro, le scelte operate in termini di scenografia e fotografia - ma non solo - richiamano chiaramente l'estetica goth dei film di Batman diretti da Tim Burton: anche qui, senza un preciso e quasi ideologico lavoro in termini di caratterizzazione dei personaggi così come del contesto narrativo, non basta un po' di fumo artificiale che compare tra vicoli a rendere questa Gotham quella delle due pellicole di Burton, rendendo conseguentemente tale imitazione un goffo "scimmiottamento".

È un nuovo anno a Gotham, e lo seguiremo assieme a voi.

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