Gotham 2x13, "A Dead Man Feels No Cold": la recensione

Ecco la nostra recensione del tredicesimo episodio della seconda stagione di Gotham, intitolato "A Dead Man Feels No Cold"

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Spoiler Alert
Gotham continua a raccontarci con buoni propositi la storia di Mr. Freeze da una parte e quella di Hugo Strange dall'altra. Due figure che abbiamo conosciuto solo nello scorso episodio ma che già hanno raccontato moltissimo. Il livello qualitativo di questa seconda stagione è sempre più lampante, ci sono scene elaborate in maniera più efficace e soprattutto spunti fondamentali per la storia nel suo insieme. All'inizio quando vediamo quei corridoi pieni delle vittime congelate di Freeze non si può non rimanere stupiti dalla cura generale con cui è stata resa quella scena, soprattutto se questa cura è messa a confronto con alcuni episodi "inutili" della prima stagione.

Per quanto riguarda il personaggio chiave dell'episodio quello è sicuramente Lee Thompson che si interfaccia inizialmente con Bruce Wayne in una conversazione rivelatrice e successivamente la vediamo prendere a cuore la storia di Nora, la moglie di Victor Fries, nonché sua paziente. Quest'ultimo sembra essere ormai accecato dalla missione di salvare sua moglie, e ormai non guarda più in faccia a nulla, non rendendosi conto di quello che gli sta realmente sta succedendo intorno. Un mietitore di vittime come lui non si era mai visto.

Le scene ad Arkham funzionano benissimo, sia per quanto riguarda il piano di riabilitazione di Pinguino (il montaggio rapido di flash colorati durante la terapia è assai gradevole), sia dal momento in cui gli agenti di polizia cercano di ingannare Fries portando sua moglie all'interno del manicomio. Ma l'intensità con cui notiamo il malessere di vivere da parte di Nora è strabiliante, un interpretazione seppur già conclusasi ma degna di nota. Il punto forte dell'episodio sta sicuramente nel combinare le storie dei personaggi principali con quelle di quelli cosiddetti passeggeri o recurring. Lee si trova molto a disagio nel comprendere che quello che Nora sta passando con suo marito non è poi un discorso così inconcepibile per lei, visto che si percepisce sempre di più il timore delle bugie di Gordon. Intervallato a tutto questo c'è Hugo Strange, forse il personaggio più interessante dell'intera serie insieme a Jerome. La sua alleanza particolare con Peabody e le sue movenze rendono lui interessante e inedito per la serie, anche se è palesemente una versione molto simile a quella del fumetto. Ci si sente stimolati e si percepisce una tensione ben architettata da una regia ragguardevole nel momento in cui gioca con gli agenti dentro Arkham manovrando non solo le porte, ma architettando a distanza anche il suo piano con Fries. A fine episodio ci rendiamo conto di quanto il suo progetto sia gigantesco all'interno di Gotham (Galavan e la non-morte di Freeze). La tragica storia d'amore tra Fries e Nora seppur a tratti molto rapida e scontata non fa distogliere l'attenzione generale perché si aspetta soddisfatti il momento chiaramente anticipato del doppio suicidio, una conclusione dai toni shakespeariani.

Infine come avevamo già anticipato all'inizio della recensione un altra formula assai funzionante è quella di Bruce Wayne e del suo cambio repentino di intenzioni. David Mazouz inizialmente non ci aveva convinto, soprattutto nella prima stagione, ultimamente invece si sta dimostrano molto più nelle corde della parte e di quello che richiede. Il suo coinvolgimento fisico (credibile la scena in cui si sfoga prendendo a pugni il sacco) all'interno della serie e anche quello delle sue doti recitative è decisamente cambiato in meglio. A tutti i costi vuole uccidere Malone, è disposto a tutto e come prima cosa a mentire ad Alfred. Sembra stia quasi nascendo dentro di lui quell'oscurità che lo renderà poi il grande uomo del futuro, pieno però di incubi e dolori.

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