Gotham 2×01, "Rise of the Villains: Damned If You Do...": la recensione

Ecco la nostra recensione del primo episodio della seconda stagione di Gotham

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O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo, queste erano le parole di Harvey Dent nel Cavaliere Oscuro, ma sono le parole corrette per identificare il mondo di Gotham dopo gli eventi della prima stagione.

Ecco l'episodio che stavamo aspettando da un po', quell'episodio che tutti i fan dell'universo DC Comics e dell'universo di Batman volevano. Non si fanno troppi giri di parole, si identificano i personaggi in maniera automatica e spontanea, non c'è confusione, ci sono degli schieramenti, e come giusto che sia, anche nel bene c'è quell'ombra di dolore e di cattiveria che manda avanti un'intera epopea.

Jim Gordon torna quello di sempre, forse più determinato, ma comunque con il suo classico broncio e con il suo cuore duro ma non di pietra. Inizialmente lo vediamo a gestire il traffico dopo esser stato retrocesso nel suo ruolo di poliziotto, ma dopo pochi minuti il Commissario lo licenzia. Il motivo è forse insubordinazione nei confronti di un altro poliziotto, antipatico e fuori dal sistema, ma ovviamente sappiamo tutti che le cose non stanno così. È il giusto compromesso che fa scattare in termini di sceneggiatura un problema da risolvere. Ed ecco qui che entra in campo il re di Gotham, ossia Pinguino, che ormai al comando della città gestisce gli affari e, seduto sulla sedia al caldo, prova a riordinare il tutto a suo piacimento. E sembra anche riuscirci. Gordon, costretto a chiedere aiuto a quest'ultimo per il reintegramento in polizia, deve riscuotere per Pinguino un debito rimasto in sospeso con un certo Odgen Barker. Inizialmente non accetta ma grazie alle parole non proprio innocenti, anzi abbastanza intimidatorie, di Bruce Wayne, è costretto a rivedere le sue priorità anche in base alla promessa fatta nei confronti del giovane uomo. A volte il modo giusto è anche il peggiore, queste le parole del ragazzo, parole che fanno riflettere il commissario che sembra determinato a non arrendersi. Efficace, preciso e definito, il carattere forte che Bruce Wayne si è costruito durante la prima stagione fila e torna senza difetti. Abbiamo visto sbocciare la sua evoluzione. Insomma Gordon è costretto a sporcarsi le mani, pur di fare il giusto. Tant'è che arriverà a uccidere questo Odgen senza pensarci due volte.

Nel frattempo però spunta colui che porterà non poche grane a Gotham, Theo Galavan, chiamato anche Maestro, che ci viene presentato come il responsabile della camera di commercio di Gotham. Il pubblico stavolta non viene preso in giro: Galavan, con un siero di colore blu per il momento sconosciuto nel nome, meno negli effetti, interagisce in maniera coerente con chi lo guarda dimostrandosi immediatamente per ciò che è realmente, e cioè un cattivo. E grazie a un personaggio anomalo ma molto divertente di nome Zaardon inizia quella che potremmo chiamare l'ascesa dei villain. Il tutto coordinato anche grazie all'aiuto di sua sorella Thabita, che con una frusta in stile Catwoman porta quello sprint in più necessario alla serie per partire in maniera ancora più avvincente. Ma torniamo a Zaardon, il quale nei primi minuti della puntata viene arrestato da Gordon, l'ultimo arresto prima del licenziamento effettivo. Grazie a questo escamotage riuscirà, con all'interno il siero che nel frattempo fa il suo corso, ad essere trasportato ad Arkham, ed è lì che svolgerà il lavoro più importante, forse anche inconsciamente: quello di riunire tutti i famigerati cattivi di Gotham. Il Maestro ha fatto il primo colpo.

Gotham 2

Ed è ad Arkham che veniamo sorpresi. Barbara Kean è il non plus ultra di questa serie, ed è il diamante creato da Frank MillerDave Mazzucchelli che torna preciso e coerente ed interpretato meravigliosamente da Erin Richards. Speriamo di non sbagliarci sul suo capovolgimento e sulla sua funzione in questa stagione, ma per il momento, insieme al personaggio del giovane Jerome, porta freschezza e quell'atmosfera che ci aspettavamo quando venne annunciata questa serie tv. Le scene nel carcere stuzzicano l'appetito, e appena vediamo arrivare il magnifico Zaardon, uscito da un B-Movie degli anni ottanta, non possiamo non pensare alle movenze di Flagello nel Batman e Robin di Schumacher. Zaardon fa il suo ingresso trionfante in un carcere oramai pienamente corrotto, presentandosi come il cattivo davanti al quale tutti si devono chinare, svenendo però violentemente sul tavolo. Dalla sua bocca il siero fuoriesce e fa svenire tutti gli uomini del presidente, anzi del Maestro Galavan, portati poi al suo cospetto per una riunione che si presenta ai livelli di Suicide Squad.

Gli schieramenti sono fatti, oramai la mafia è assente in Gotham, Falcone è in pensione, Fish è morta (fortunatamente). È l'alba di un nuovo giorno. Ci è mancato in questa puntata Harvey Bullock, che finalmente mostra il suo lato tenero, ma mostra anche una sconfitta più grande. Per la piega che sembra voler prendere questa stagione forse il suo ruolo non è più necessario, mentre sembra necessaria la sua fratellanza con Gordon.

A Villa Wayne, intanto, Bruce finalmente apre la porta blindata della grotta che alla fine della scorsa stagione pensavamo tutti fosse la batcaverna. Invece no, scopriamo subito essere l'ufficio di suo padre, all'interno del quale troviamo su una scrivania una lettera, la classica lettera commovente che ci prepara a quella che sarà una stagione con delle premesse che fanno rima con pazzia, criminalità, potere e carisma, da parte di chi però sembra non avere buone intenzioni.

Ricordiamoci l'accoppiata Bruno Heller e Danny Cannon che con un budget ridotto, alternato da una CGI non sempre convincente, hanno portato l'azione di questo episodio al livello delle migliori serie. Adrenalina, azione, una buona sceneggiatura, montaggi alternati coordinati tra loro con i giusti tempi e con ambienti ritratti da una fotografia fredda, sporca e soprattutto coerente.

Per concludere Gordon è stato reintegrato grazie all'aiuto di Pinguino, giusto in tempo per combattere coloro che scappati da Arkham cercheranno in tutti modi di portare disordine. Ci troviamo di fronte a un enigma, l'enigma che interroga tutti i supereroi prima delle loro imprese rischiose, ma per certi versi interroga anche tutti i cattivi disposti a sacrificare la felicità per una vocazione. Quella vocazione che un giorno porterà Bruce Wayne a diventare qualcuno di importante e quella vocazione che sta spingendo ora James Gordon a essere un eroe senza maschera e mantello, conscio dei rischi e consapevole di metterci ogni volta la faccia. Ora ci rendiamo conto che è esser stato necessario fare questa serie, così come è stato necessario ricordarci che James Gordon è il vero eroe di una città che impone l'anonimato per la sopravvivenza.

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