Gotham 1x13 "Welcome Back, Jim Gordon": la recensione

Il nuovo episodio di Gotham mette Gordon di fronte ad una pericolosa scelta

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Spoiler Alert
Magari è un po' tardi per notarlo, ma i finali di puntata di Gotham sono particolari. Gli episodi non terminano quasi mai con un attimo di distensione, con una panoramica generale sugli eventi, o con un cliffhanger silenzioso, ma sono generalmente più bruschi, staccano velocemente riproponendo quella che è la opening della serie. Ora, di solito questo si traduce in un effetto un po' straniante, ma nel caso di "Welcome Back, Jim Gordon" paga, perché giunge dopo quella che è la scena migliore dell'episodio, quella che pone il conflitto maggiore. Gordon si trova faccia a faccia con se stesso, assaggia quel confine tra "fare giustizia" e "fare ciò che è giusto" e vacilla di fronte ai mezzi utilizzati per risolvere il caso settimanale.

Tutto ciò che precede questa conclusione non è allo stesso livello, l'episodio è nettamente al di sotto dei due che l'hanno preceduto, e molti dei difetti classici della serie si ripropongono. Il caso settimanale manca di tensione, e dire che ci sarebbero almeno due circostanze che potrebbero renderlo più forte di quelli visti finora: un testimone ucciso dopo essere stato definitivamente convinto da Gordon a collaborare, e il coinvolgimento di poliziotti corrotti. Jim Gordon sa cosa è giusto fare, e non è certo il timore dell'ostracismo da parte dei colleghi a fermarlo: eppure stavolta sembra che a muoverlo non sia tanto il desiderio di risolvere il caso, quanto il senso di colpa nel vedere un innocente ucciso nel luogo ipoteticamente più sicuro della città.

Da qui il collegamento con l'altra grande storyline dell'episodio: il contatto con Oswald, che nel frattempo si gode i frutti della vittoria su Fish della scorsa settimana, e la richiesta di aiuto per estorcere una confessione ad uno degli agenti corrotti. Robin Lord Taylor è come al solito uno spasso. Qui per la prima volta lo troviamo da vincente – ma non durerà a lungo – e soprattutto impegnato a tener buona la degna madre (è sinceramente divertente il momento d'imbarazzo di Gordon costretto al baciamano). Butch – non si riesce a capire bene come – riesce intanto a fuggire e a liberare Fish la quale, invece di scappare in attesa di tempi migliori, corre al suo locale per tagliare la gola al Pinguino, che solo grazie all'intervento di Viktor riuscirà a salvarsi.

Ci sono parecchie cose che non vanno e varie facilonerie di scrittura in questo episodio decisamente carico di storyline (ci sarebbero anche Nygma e Bruce sullo sfondo, ma la loro presenza è impalpabile). La tensione, nonostante i temi in gioco, manca, la costruzione del malsano rapporto di stima/affetto tra Bullock e Fish è calata dall'alto e sembra inserita solo per giustificare la parentesi conclusiva. C'è poi la solita difficoltà ad offrire una visione d'insieme coerente con se stessa: per fare un esempio, anche stavolta, come due episodi fa, torna una scena d'interrogatorio su un montaggio che, probabilmente, dovrebbe essere divertente, ma stona terribilmente con il contesto.

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