Gotham 1x10 "LoveCraft" (midseason finale): la recensione

Si conclude la prima parte della stagione di Gotham: una serie in crescita che ancora non ha risolto tutti i suoi problemi

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Spoiler Alert
Con LoveCraft si chiude il primo arco di episodi di Gotham, ed è un epilogo in crescita quello della serie di Bruno Heller, che nelle sue prime dieci puntate è stata capace di attirare su di sé un interesse raro per una nuova proposta, non riuscendo però generalmente a dar seguito a queste aspettative. La genesi dell'uomo-pipistrello muove qualche passo in avanti, ancora tremante, come quelli di un giovane Bruce Wayne, e solo una modifica nell'attuale status di Gordon ci racconta il passaggio ad uno step successivo della storia. Nonostante tutto la serie Fox ha trovato un certo equilibrio negli ultimi episodi, la narrazione è diventata più godibile, i personaggi più familiari.

L'episodio diretto da Guy Ferland si muove direttamente nella scia dei precedenti due, più familiare con l'ultima fase della stagione, quella inaugurata da Penguin's Umbrella, rispetto alla prima parte fatta di episodi "a blocchi". Ancora le ombre sull'omicidio dei Wayne dunque, che si allungano al tramonto di questa prima metà di stagione fino a toccare le motivazioni di praticamente tutti gli attori in scena. Il pericolo della testimonianza di Selina, che qui entrerà ancora di più in contatto con Bruce, innesca una reazione a catena: quindi un assalto alla magione dei Wayne, la fuga dei due ragazzi, il tentativo di Bullock e Alfred di riportarli a casa, e in tutto questo una minaccia nascosta che arriverà a danneggiare Gordon e non solo.

La scrittura, qui curata da Rebecca Dameron, gioca per tutto l'episodio sui contrasti tra i caratteri. Quello tra l'integerrimo Gordon e il menefreghista Bullock, sul quale i primi episodi hanno cercato di costruire il bilanciamento della coppia, lascia il posto alla per certi versi sorprendente alchimia tra il personaggio di Donald Logue e Alfred. Sarà una situazione assurda per contesto (il maggiordomo si getta all'inseguimento insieme ad un agente) e svolgimento (al personaggio di Sean Pertwee piace menare le mani, e gli riesce anche bene), ma è anche gratificante e divertente da seguire.

L'altro contrasto naturalmente è quello, riproposto a parti invertite, tra Selina e Bruce. Nello scorso episodio il "pesce fuor d'acqua" era Cat, ma negli anfratti di Gotham è lei a prendere per mano il giovane amico e a tirarlo fuori d'impaccio da una serie di momenti sgradevoli. Due personaggi praticamente invisibili fino a pochi episodi fa, il primo rinchiuso nella biblioteca della propria villa, la seconda irreperibile e inutile, che qui interagiscono, crescono, si migliorano a vicenda sia ai nostri occhi sia nel loro percorso personale. La scena di loro due in equilibrio sulla ringhiera di un pianerottolo è uno dei pochi momenti davvero capaci di essere ricordati di queste prime dieci puntate.

Lo è per un motivo molto semplice: perché lì stiamo davvero osservando la costruzione della mitologia che sarà. Quella che non si crea a priori caricando di aspettative un contesto con la promessa di qualcosa che arriverà, che non si crea lanciando palesi riferimenti troppo facili da parodiare, che non si crea presentando versioni più giovani di personaggi già fatti e finiti, ma che si costruisce puntata dopo puntata, partendo da una base libera, proseguendo con uno svolgimento che non conosciamo, e giungendo per strade inaspettate ad un traguardo che solo in quel momento ci appare coerente. Questo è ciò che Gotham avrebbe sempre dovuto fare, l'unico modo per trovare una risposta alla domanda che dall'inizio aleggia nell'aria: a che serve una serie su Batman senza Batman?

Con un abbraccio tanto atteso, un bacio rubato e un cancello che si chiude, finisce la prima fase di Gotham. Non è esattamente una chiusura con il botto quella di questo midseason che, trasferimento di Gordon a parte, non incide troppo sulla storia e non si/ci concede nemmeno un cliffhanger degno di questo nome. Paga forse una programmazione non troppo chiara della storia, con un ordine passato da 16 a 22 episodi. L'equilibrio tra le fazioni mafiose, con Oswald a recitare il ruolo di jolly impazzito, non viene intaccato più di tanto, e tutto si risolve nella calma apparente degli ultimi episodi. Per il resto l'esclusione della storyline di Barbara (la gestione di questo personaggio è forse l'elemento peggiore visto finora) e la reintroduzione di Ivy, che in quei pochi momenti in cui appare ruba la scena e ci lascia con la voglia di saperne di più, è un buon segnale che questo midseason lancia alla seconda parte di stagione.

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