Gotham 1x07 "Penguin's Umbrella": la recensione

Gotham ci regala il suo episodio migliore: personaggi più forti e una svolta inattesa

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Spoiler Alert
Nella scia positiva tracciata la scorsa settimana da Spirit of the Goat, Penguin's Umbrella rilancia la trama orizzontale di Gotham, portando gli equilibri in gioco ad un nuovo livello, disfacendo e ricostruendo, lavorando, finalmente, anche alle nostre spalle per sorprenderci. Dopo i case of the week la storia interrompe il suo cammino alla cieca in avanti per riflettere su se stessa, in un episodio che è puro e semplice sviluppo narrativo. Non tutto funzionerà alla perfezione, ma bisogna ragionare con ciò che si ha, e da questo punto di vista sicuramente l'ultimo episodio andato in onda è il migliore visto finora.

Come da titolo, mattatore assoluto della vicenda sul palco e dietro le quinte è il Pinguino. Da goffo e randomico killer dei primi episodi, il personaggio interpretato – tra l'altro con deciso trasporto e carisma – da Robin Lord Taylor è cresciuto. Abbiamo assistito ad una sanguinaria, ma non così difficile scalata all'interno delle gerarchie criminali, fino ad occupare un posto di rilievo al fianco di Maroni e soprattutto nella faida criminale che sta per abbattersi sulla città. "There's a war coming, a terrible war. There will be chaos. Rivers of blood in the streets. I know it. I can see it coming". Queste parole, che abbiamo ascoltato fino allo sfinimento, assumono non solo una maggiore concretezza – la guerra è davvero prossima – ma anche un significato più profondo.

Perché il Pinguino davvero aveva previsto ciò che stava per arrivare. Non solo, vi aveva contribuito attivamente, lavorando alle spalle di tutti gli attori in gioco, compreso quel Falcone che si illude di averlo in pugno al momento, e che invece pagherà, a partire dalla sua infatuazione per la spia inviata da Fish. Tra le critiche che si potevano avanzare finora al percorso di Oswald c'era la relativa semplicità e linearità con la quale era riuscito ad arrivare dal nulla fino ai vertici più alti. Non è un difetto sul quale ancora si può passare tranquillamente su, ma è un ottimo segnale il fatto che la scrittura ci abbia ragionato, mostrandoci un personaggio non solo fortunato, ma anche sfrontato, caparbio, pronto a rischiare il tutto per tutto. La storia funziona meglio quando sono i personaggi a determinare il loro destino, piuttosto che la semplice fortuna.

L'ammasso di corruzione e debolezza che permea la città intanto si manifesta indirettamente in una scena nella quale vediamo Victor Zsasz irrompere al commissariato di Gotham – ormai sembra una moda – e tenere sotto scatto tutti gli agenti (c'è un alto tasso d'improbabilità in tutto ciò che succede in quel momento e dopo). Dopo una rocambolesca fuga, Gordon entrerà in contatto con Allen e Montoya, che finalmente inizieranno a fare fronte comune con lui e Bullock. Tutto questo mentre Oswald si ritrova ad essere la pietra angolare di una pace a cui non crede nessuno tra Falcone, Maroni e il "jolly" Fish.

Finalmente. In quello che è il miglior episodio della stagione, Gotham si focalizza sull'aspetto drammatico della sua vicenda, scegliendo di mostrare la corruzione piuttosto che continuando a mettere in bocca ai personaggi questa parola. Non tutto fila liscio (una parola: Barbara), ma in Penguin's Umbrella si affermano forse per la prima volta nella storia i personaggi, non più soverchiati da una scrittura e un contesto che li precedono, ma dotati di una propria identità.

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