Gotham 1x04 "Arkham": la recensione

Quarto episodio per Gotham: un nuovo killer e un nuovo caso da risolvere

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Anche se fossi stato soddisfatto del percorso compiuto finora da Gotham – cosa che non è – avrei comunque accolto con amarezza l'annuncio di un ordine di 22 episodi per la prima stagione da parte della Fox. Così tanti episodi sono un vincolo, non un'opportunità, e se c'è qualcosa che stiamo imparando negli ultimi anni è che la qualità si accompagna in nove casi su dieci ad un esiguo numero di puntate che permette una migliore gestione della storia, senza riempitivi. E, francamente, Gotham non sembra proprio l'eccezione che conferma la regola.

Al quarto episodio la serie di Bruno Heller lavora per macroconcetti, granitici e statici, che si impongono in scena come i grattacieli della città. La corruzione è ovunque, nessuno si può salvare, "there's a war coming" e via di seguito. Ma, esattamente come nella pur non brillante regia della serie, i palazzi sono il contorno, il collante che tiene uniti i momenti, ma non possono essere i protagonisti della vicenda. Ci vuole qualcosa di più tangibile, di meno astratto e meno dipendente dai dialoghi altisonanti e solenni tra i caratteri in scena. E quel qualcosa fatica ad arrivare. Ancora un caso della settimana, il migliore visto finora, ma "Arkham" non basta a risollevare la serie.

Il terreno di scontro riguarda proprio il recupero della famosa struttura. Un progetto avviato dai Wayne e che ora, per diversi propositi, è oggetto delle mire dei due boss Falcone e Maroni. Entra quindi in scena un killer, incaricato di fare pressioni, in modo piuttosto brutale, sul consiglio e sull'amministrazione. Al di là di una bizzarra arma che l'uomo porta con sé, si tratta di una figura tutto sommato normale rispetto ai due ridicoli rapitori di Selina Kyle o all'assassino di The Ballonman. La tensione è la prima a guadagnare da una simile scelta, soprattutto nel corso di due diversi omicidi. Non ridere mentre il villain compie il misfatto è già una vittoria.

Oswald rimane il carattere su cui puntare, quello capace di catalizzare l'attenzione su di sé in ogni momento in cui si trova in scena. Robin Lord Taylor è riuscito a trovare un certo bilanciamento tra realismo del personaggio e caricatura di sé – cosa in cui Jada Pinkett Smith ancora fatica – e il suo percorso, per quanto un po' troppo lineare e semplice, funziona. Per il resto, in un episodio in cui ancora, e a questo punto è quasi impossibile immaginarli in contesti diversi, Bruce, Barbara e Fish non si schiodano dal loro "habitat naturale", e il premio come storyline meno interessante va alla selezione di giovani donne nel locale di quest'ultima. Barbara perde quindi il primato dell'inutilità, finora saldamente nelle sue mani, grazie ad una confessione a Gordon su un tema del quale non ci interessa molto, ma che almeno smuove il rapporto tra i due.

Arkham d'altra parte è forse il miglior episodio dal pilot. L'accenno alla famosa guerra diventa qualcosa di più e, anche se la trama orizzontale rimane un miraggio, si inizia a costruire qualcosa.

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