Gotham 1x03 "The Balloonman": la recensione

Il terzo episodio stagionale di Gotham: la serie Fox delude le aspettative

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Il primo episodio per incuriosire, il secondo per riprendersi, il terzo per confermare. Gotham ha centrato in parte il primo obiettivo, ha faticato a riprendersi in seguito, e la maggior parte delle conferme emerse dal terzo episodio stagionale, intitolato The Balloonman, riguardano difetti e situazioni che speravamo di veder smentite. Il tempo delle presentazioni e della fase introduttiva è finito: questo è lo show che andremo a vedere nelle prossime settimane, ed è difficile nascondere una punta di amarezza nei confronti di quella che era la promessa televisiva della stagione.

Innanzitutto c'è un problema di stile, approccio, genere, chiamiamolo come vogliamo. Gotham è una serie contraddittoria e molto indecisa sulla strada da percorrere. I difetti esistono sempre, nessuno pretende la perfezione, ma avere un'idea chiara del progetto che si sta andando a sviluppare è d'obbligo. Per rimanere nel campo dei fumetti, il tanto vituperato Agents of S.H.I.E.L.D., pur nelle sue mancanze, ha un'idea chiara di ciò che vuole costruire, e a quell'idea si adegua cercando di confermarsi. Può riuscire o può fallire, ma almeno è un progetto con una sua identità. Gotham, invece, oppone ad una cornice nera, sporca e seriosa un contenuto banale quando non apertamente ridicolo, non necessariamente perché eseguito male, ma perché volutamente camp. E fallisce.

E fallisce nemmeno cercando di osare, che almeno sarebbe qualcosa, ma anzi proprio perché il suo è un continuo giocare al ribasso delle aspettative e degli eventi. In sostanza abbiamo visto un pilot esplosivo dal punto di vista dei nomi eccellenti, ognuno dei quali opportunamente ricalcato col pennarello rosso. Un patrimonio di figure che poteva essere centellinato, introdotto in modo sorprendente, e invece veniva semplicemente presentato, nella maggior parte dei casi già a buon punto nel proprio percorso degenerativo (viene meno anche il discorso delle origini). E dopo questa partenza fulminante, forse per timore di compromettersi, forse per l'incapacità di gestire una storyline ampia, la trama orizzontale è stata abbandonata in favore dei casi settimanali. Il tutto condito da un cliffhangerino finale che dovrebbe riaccendere la fiamma dell'interesse verso la puntata successiva.

Più che dalla corruzione, come viene ripetuto per l'ennesima volta ancora e ancora, Gotham è attanagliata dalla morsa dei suoi autori, che non le permettono di diventare la bella serie che avrebbe potuto essere. I personaggi poi sono troppo statici: dopo il prologo Bruce non è mai uscito dal salone di casa sua, Barbara rimane intrappolata nell'appartamento di Jim, Fish non esiste al di fuori del suo locale. E ogni momento legato a questi caratteri sembra essere l'ennesimo superfluo reminder che ripete stancamente gli stessi concetti ancora e ancora. Oswald Cobblepot è uno spasso: un personaggio che uccide un cuoco solo per rubargli le scarpe e venire assunto in un ristorante al suo posto deve esserlo per forza.

Mi rendo conto di non aver scritto niente sull'episodio. C'è un serial killer che decide di punire i corrotti della città legandoli a un pallone sonda e facendoli volare via, ci sono vittime fotografate da battute come "You're my lawyer. Fix this!", altre introdotte in scene strumentali di trenta secondi solo per non rendercele completamente estranee, e cadaveri che dopo aver svolazzato nell'atmosfera per mezza giornata ricadono ancora sulla città. Per tornare all'inizio, tutte cose che in un'altra serie sarebbero state semplicemente difetti, ma che qui diventano quasi grottesche.

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