La recensione di Goodnight Mommy di Matta Sobel in uscita su Prime Video il 16 settembre
Matt Sobel un’idea l’aveva anche avuta, in teoria almeno, cioè nel rifare
Goodnight Mommy di
Veronika Franz e
Severin Fiala e riprendendo quasi tutta la trama identica, aveva giustamente pensato di adattare il lavoro della madre protagonista ad attrice di Hollywood. Quindi l’intervento facciale è un plastica (ovviamente) che lei fa per rimanere giovane, come un tagliando o una riparazione. Come nell’originale l’intervento e la maschera provvisoria che la donna porta scatenano nei suoi figli gemelli (e specialmente in uno dei due) un forte senso di estraneità. Non la riconosco più come la loro madre, pensano che qualcuno l’abbia sostituita, anche perché gli atteggiamenti di lei pure sono cambiati, e vogliono costringerla a confessarlo.
Hollywood è mutamento, trasformazione, continua reinvenzione delle medesima facce o proprietà intellettuali. Hollywood piega la carne, obbliga (da sempre) gli esseri umani alla medesima malleabilità delle proprietà intellettuali, ad essere smerigliabili e lucidabili come una superficie in acciaio. Poteva essere un’idea eccezionale per la paradossale storia di una persona che, come in un romanzo di Dick, non è vista come quella che era prima, la percezione diventa inaffidabile ed è complicato capire chi sia chi. Ecco tutto questo chiaramente nel film non c’è (non c’era nemmeno nell’originale), è lì a portata di mano ma non interessa a nessuno. Invece sembra interessare molto a Sobel la componente di detection, che tuttavia si chiude con quella che forse è la soluzione più scontata in assoluto date le premesse (ancora una volta, la stessa dell’originale).
Rimuovendo tutta la parte più disturbante e difficile da digerire, ovvero le angherie dei bambini contro la madre, violente, splatter e durissime, per sostituirle con degli incubi esagerati (tanto sono incubi!),
Goodnight Mommy versione americana riesce a perdere anche il poco di interessante dell’originale.
Sobel proprio sembra non aver capito che storie come questa hanno bisogno di un'atmosfera impossibile per essere possibili, altrimenti troppi sono i buchi. È complicato convincerci che dei figli non riconoscano più la madre e siano pronti a tutto solo perché sospettano non sia lei, almeno se questo non è da subito un pretesto per un ragionamento più ampio. Non la si può trattare come una storia comune, è tutta un'allegoria e quindi è ambientata in una zona sospesa. Girarla "come sarebbe se fosse vero" non fa che renderla semplicemente assurda.