The Good Nurse, la recensione

Combattuto tra due possibili versioni di sé, The Good Nurse è un film che non trova mai una chiave sensata per raccontare la sua storia

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di The Good Nurse, il film tratto da una storia vera disponibile su Netflix dal 27 ottobre

Eddie Redmayne in una parte normale! Un ruolo da persona comune che non ha espressioni esagerate, movenze espressioniste o trucco caratterizzante. O almeno forse è così, lo si può pensare all’inizio, fino a quando il suo essere inevitabilmente il più Redmayne di tutti i Redmayne non prende il sopravvento e trova uno spiraglio in cui infilarsi per poter esagerare, fare faccette, mostrare una malleabilità che inizialmente poteva essere interessante ma col tempo è diventata poco significativa, poi ripetitiva, infine sfiancante.

Chi conosce già la storia di The Good Nurse, cioè il vero fatto di cronaca da cui è tratto il film, sa che in fondo “normale” proprio non è la persona che Redmayne interpreta, anzi è un infermiere che uccise diversi pazienti senza reali motivazioni e rimanendo a lungo nell’ombra. The Good Nurse racconta tutto a partire dall’infermiera (quella sì buona) che si accorse della cosa e lo denunciò. È una storia, in sé, molto poco avvincente né dotata di elementi molto sorprendenti, specialmente rispetto alle altre storie vere che vediamo adattate di solito, che The Good Nurse cerca di animare in maniere così goffe da non crederci lui per primo fino in fondo.

Tobias Lindholm non riesce mai a dare una direzione chiara al film e quindi anche noi che guardiamo rimaniamo presi nel mezzo, tra un tono plumbeo da studio dei personaggi e delle difficoltà umane o ancora dell'impossibilità di conoscere fino in fondo chi si ha intorno, e il thriller puro, quasi vecchio stampo. Entrambe le possibili versioni di sé tra le quali il film oscilla sono comunque realizzate con risultati sconfortanti. Da un lato la relazione tra Jessica Chastain (che del partecipare a thriller e horror ha un po’ il feticcio, beata lei) e Eddie Redmayne non ha mai la tenerezza che serve per dare forza alla decisione di lei di denunciarlo, dall’altra tutta la sottotrama del problema cardiaco che dovrebbe aggiungere tensione è buttata via senza ritegno.

Inutile parlare poi di come in extremis il film si ricordi che potrebbe anche aggiungere tutta una vaga denuncia agli ospedali, i quali avevano modo di capire cosa accadeva ma sceglievano di non guardare semplicemente spostando l’infermiere, come cardinali di fronte a denunce di pedofilia. Troppo abbozzata è l’accusa per poter essere definita tale, troppo lasciata alle urla indignate del bravo poliziotto tutto sguardi d’intesa con il suo partner e schiena dritta.

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