Good Job!, come elefanti in una cristalleria | Recensione
Dura poco, non ha un level design raffinatissimo, eppure Good Job! diverte e fa sorridere per tutta la durata dell’avventura.
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Non ci sono favoritismi nel piccolo e coloratissimo mondo di Good Job!. Che siate o meno il figlio del capo, vi tocca la gavetta, un apprendistato tanto più imprescindibile dal momento che vestirete gli stilizzati panni di un imbranato per natura, un giovane dalle belle speranze, ma dalle mani di burro, il classico personaggio che senza alcuna cattiva intenzione può involontariamente distruggere l’amatissima collezione di Lego con un unico, maldestro, movimento.
Per superare i trentasei livelli di cui si compone il simpaticissimo puzzle game di Paladin Studios dovrete svolgere i compiti più disparati, cercando di contenere il più possibile i potenziali danni che potrete causare. A partire da una comoda visuale isometrica, si tratterà per lo più di girovagare per uffici e magazzini in cerca di oggetti, prese di corrente, transpallet grazie ai quali, per esempio, ricondurre alle loro postazioni i colleghi assenteisti, recuperare un proiettore fondamentale per la riunione in corso, ridare energia a specifiche aree del palazzo.
Per adempiere a questi compiti potrete contare su un control scheme ridotto all’osso. Oltre allo stick analogico per muovere l’avatar, avrete bisogno solamente del tasto per svolgere tutte le azioni necessarie e dei trigger per accelerare e frenare quando a bordo di un mezzo. Una tale immediatezza, che si sposa alla perfezione con il delizioso art design fatto di linee nette e campiture monocrome, concorre a determinare il mood dell’esperienza: spensierato e spassoso.
Tra cavi elettrici che diventano fionde improvvisate e scaffali sempre pronti ad innescare rovinosi effetti domino, Good Job! vi strapperà in più di un’occasione amarissime risate a crepapelle.
L’obiettivo di fondo, del resto, è quello di completare ogni livello limitando il più possibile il numero di oggetti distrutti. Il gioco, in questo senso, svela una certa profondità, parzialmente mortificata da un level design mai troppo complesso, permettendo all’utente una notevole libertà decisionale.
Sebbene la varietà di soluzioni possibili non sia ampissima, anche perché gli ambienti di gioco non spiccano particolarmente quanto ad ampiezza, potrete approcciare la partita in due modi diametralmente opposti.
I puristi del genere, tenteranno di tutto pur di preservare l’integrità dell’ufficio, eventualmente riavviando il livello ogniqualvolta urteranno per sbaglio un preziosissimo vaso appoggiato su un tavolo.
D’altra parte, sarà davvero difficile resistere all’impulso di raggirare una porta automatica priva di corrente semplicemente aprendosi un varco nel muro lanciandogli contro un ignaro. La tentazione di radere al suolo ogni piano del palazzo, inoltre, non può che raddoppiare in modalità cooperativa in locale. Offrendo un Joy-Con ad un proprio amico, Good Job! diventa ancora più frenetico, spassoso, carico di una comicità demenziale e contagiosa.
[caption id="attachment_210566" align="aligncenter" width="1000"] Se le modalità per risolvere gli enigmi non sono moltissime, allo stesso tempo avrete infinite occasioni per fare danni[/caption]
Dura poco, in otto ore al massimo troverete anche il modo di recuperare tutti i costumi alternativi sparsi per gli scenari, né la complessità ludica o la raffinatezza del level design sono tali da proiettare la creatura di Paladin Studios nel firmamento dei puzzle game.
Eppure, Good Job! diverte e fa sorridere dall’inizio sino ai titoli di coda, esperienza a suo modo particolare che vi conquisterà il cuore grazie alla sua semplicità di fondo.
E poi, diciamocelo chiaramente: quante altre volte vi è capitato di impersonare un imbranato cronico come voi, alle prese con incarichi dove è necessaria grazia nei movimenti ed estrema precisione?