Gomorra - La serie: la recensione del quinto e sesto episodio

Gomorra - La serie torna con due episodi intensi e curati, che allargano ancora di più la vicenda

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Gli ultimi due episodi di Gomorra – La serie chiudono la prima metà di stagione e assumono un ruolo fondamentale nella struttura stessa della serie. Arriviamo alla comprensione del quadro completo di come i molti temi caldi trattati dal romanzo-reportage di Saviano verranno affrontati sul piccolo schermo. Nel 2008 Garrone aveva optato per una visione corale, che fondeva più storie e situazioni indipendenti e collegate solo dall'ambiente comune, sacrificando l'approfondimento umano dei caratteri. Fin dalla prima coppia di puntate della serie invece abbiamo visto come qui si sia preferito raccontare una storia unica, quella relativa al clan dei Savastano. Li abbiamo visti nella prima settimana alle prese con la realtà locale e gli altri gruppi criminali della zona, nella seconda settimana con le dinamiche carcerarie e i problemi di comunicazione all'esterno, e ora? Per la terza settimana la serie muta ancora una volta sembianze e temi centrali, focalizzandosi sulla dimensione finanziaria e più celata dell'attività criminale, quella fatta di riciclaggio di denaro e investimenti/collaborazioni all'estero e sul territorio nazionale.

La serie prodotta da Sky e Fandango assume sempre più forma, nell'approccio stesso con cui si avvicina alla materia. Un approccio che quindi ribalta completamente la strada seguita dal film, e che consapevolmente ha scelto di escludere una vicenda corale in cui tutte le storie avanzano insieme mostrandoci varie sfaccettature tutte insieme. Al contrario il collante qui non è l'ambiente, ma la storia centrale, che di volta in volta spazia in contesti e situazioni diverse, costruendo episodi o blocchi di episodi che non è sbagliato definire tematici. L'intreccio ne risulta semplificato e le vicende molto frettolose – a volte troppo – ma è comunque una scelta intelligente e coerente con il materiale di partenza.

Dopo un ruolo più che secondario nelle puntate precedenti, protagonista del quinto episodio è il contabile storico della famiglia, il dottor Franco Musi. Personaggio mediocre e a suo modo tragico, sul quale pende silenziosa una condanna personale che puntualmente si manifesta nel giro di un episodio. La caduta rapidissima dell'uomo, al quale Imma (Maria Pia Calzone) e Genny (Salvatore Esposito) si rivolgono per ottenere immediata liquidità, è gestita forse troppo inesorabilmente e precipitosamente. All'inizio della puntata lo vediamo spendere cifre folli per organizzare il compleanno della figliastra Perla (Matilde Gioli, che recentemente abbiamo visto nel Capitale Umano di Paolo Virzì) e adeguare il proprio stile di vita a quello dei suoi clienti, e nel giro di un episodio osserviamo la rovinosa distruzione del suo piccolo e falso mondo perfetto. La gestione del personaggio è tra le più umane viste finora, forse la prima ad uscire completamente dal ruolo tipico che ingabbia la maggior parte dei protagonisti. Creativa e curata la regia di Francesca Comencini, che esordisce alla direzione della serie con questo episodio, marcando il suo ingresso con una scena iniziale che sà quasi di titoli di testa.

Il sesto episodio, nel quale ritorna la mano di Stefano Sollima, ha un respiro più internazionale. La produzione si sposta in Spagna, a Barcellona per la precisione, per raccontare la pericolosa trasferta di Ciro, costretto da Immacolata a riallacciare i contatti con il clan di Conte. L'uomo, evidentemente ancora risentito dell'attentato subito nel primo episodio della stagione, ripagherà Ciro con la stessa moneta abbandonandolo in mare aperto. Una volta pareggiati i conti, si procederà a formalizzare gli accordi, non senza prima fare una lunga e pericolosa deviazione dai russi, con i quali Conte ha alcuni problemi di gestione e spartizione del territorio. Intanto Genny, dopo aver scaricato l'odiosa fidanzata Noemi, si prepara a partire per l'Honduras per una missione di uguale, se non superiore, importanza.

Si tratta di una puntata più carica d'azione e momenti di tensione del solito, un episodio nel quale Marco d'Amore è quasi protagonista assoluto, nel quale, coerentemente con l'approccio che si diceva all'inizio, la serie allarga i propri orizzonti mettendo in luce senza didascalismi i collegamenti internazionali nei traffici illeciti. Vale la pena, in entrambe le puntate, sottolineare le belle musiche dei Mokadelic, una volta tanto non schiacciate dalla musica neomelodica. Per il resto Gomorra – La serie rimane sempre simile a se stessa: una serie tecnicamente ottima, curata, probabilmente troppo semplice e d elementare nei suoi sviluppi, ma sempre in grado di regalare un ottimo intrattenimento.

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