Gomorra - La serie: la recensione della doppia première - Articolo del 12 maggio 2016 - 186799
Ritorna Gomorra con la seconda, attesa stagione su Sky: un doppio episodio molto convincente, che proietta i personaggi verso nuovi sviluppi
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L'idea di giocare su un cliffhanger classico, ma sempre valido, come quello di un personaggio sospeso tra la vita e la morte, è ciò che dà forza propulsiva ad una storia che in qualche modo sa che gli spettatori conoscono già la risposta, che vuole giocare con noi ma senza prenderci in giro. Il primo episodio della seconda stagione di Gomorra infatti esclude quasi del tutto le dinamiche corali, gli intrecci forti, le reazioni esagerate che ci saremmo aspettati dopo l'esplosivo finale della prima stagione. Genny è un fantasma nelle conversazioni, una sagoma immobile all'inizio e alla fine della puntata, e nulla più. Suo padre si è appena ripreso dalla fuga, annuncia rappresaglie, ma in fondo non compie nulla di concreto per riprendere il controllo del territorio. Ciro ne anticipa le mosse, crea le basi per la pace dopo aver fatto la guerra, si avvicina a Conte e forma un'alleanza.
Ma la grande conferma arriva nel secondo episodio. Perfetto, intenso, costruito benissimo. Al suo secondo anno, la serie di Stefano Sollima dimostra controllo delle situazioni, capacità di far respirare e interagire i suoi personaggi, coraggio di giocare sul non detto. Come lo scorso anno, si tratta di due puntate che hanno una natura molto "episodica", ma questo elemento viene sfruttato e diventa un punto di forza nel momento in cui in cinquanta minuti si inizia, si sviluppa e si conclude un discorso. Dall'Honduras a Scampia alla Germania, Genny ritorna protagonista assoluto dopo uno stacco temporale necessario – anche qui, facciamo respirare le situazioni, creiamo nuovi equilibri – ed è sempre il suo lo sguardo protagonista, anche quando è in scena con suo padre Pietro.