Gomorra - La serie 2x07/2x08: la recensione

In due degli episodi più convincenti della stagione, Gomorra - La serie racconta due tragedie: la recensione del settimo e ottavo episodio

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Gomorra ha la grande capacità di gettare avanti a sé percorsi che ci appaiono come prestabiliti. Scenari da tragedia urbana in cui i protagonisti sono ingabbiati senza possibilità di redenzione, fuga, salvezza. Questa idea funziona doppiamente, nella misura in cui il racconto è molto più vivo e intenso, e al tempo stesso le varie banalità di scrittura – che ci sono sempre – passano in secondo piano rispetto ad un senso che non deve essere solo narrativo. Il settimo e ottavo episodio della seconda stagione in questo senso sono perfetti: due tragedie legate indissolubilmente l'una all'altra, legami che si sgretolano, storie che procedono verso l'autodistruzione, seguendo una logica tutta loro alla quale è facile abbandonarsi.

Sono le storie di Gabriele 'O Principe e di Rosario Ercolano, detto 'O Nano. Il primo è un esponente di spicco dell'alleanza guidata dal primus inter pares Ciro di Marzio. Grazie ad accordi sottobanco stabiliti con Gennaro Savastano, "il principe" è in grado di portare più soldi di tutti dentro l'alleanza, guadagnandosi un posto di tutto rispetto nel gruppo. Il suo stile di vita viene ben simboleggiato dalla pantera che compra alla sua donna, ma solleva i sospetti di qualcuno. Un clima di diffidenza nel quale si inserisce con rabbia l'attacco di Pietro, che non ci sta più a lasciare il posto al figlio.

La seconda tragedia discende a cascata dalla prima. La morte del principe getta nella confusione il gruppo, tra accuse a vicenda e fughe precipitose. A farne le spese in tutti i sensi sarà l'amico di sempre di Ciro di Marzio, ucciso di fronte alla figlia e alla moglie. Ancora una volta Pietro Savastano cerca di seminare discordia dal suo buco nel quale lo vediamo più sofferente del solito (alcune scene buttate qua e là ci dicono che non sta molto bene, e comunque l'avevamo già scoperto in Germania). Ciro, furia trattenuta a stento e carezze alla figlia, prende in mano la situazione, approfittando di un banale errore da parte dei Savastano, pronto a seppellire gli amici e imbracciare le armi contro i nemici.

È un Gomorra più controllato e scritto meglio dello scorso anno. Sempre episodico, sempre sporco, sempre asfissiante, ma più capace di costruire sul lungo termine. Ciro di Marzio non aveva mai funzionato così bene come in questi ultimi due episodi, ma è tutto l'universo che lo circonda ad essere più convincente. Intanto la conclusione dell'episodio ci dice che la strategia a lungo termine di Gennaro poteva pagare meglio rispetto all'impazienza del padre. E potremmo dire che è un po' strano che Pietro lasci in giro il complice dell'omicidio, o che sia molto semplice rintracciare un personaggio in fuga o imporsi con semplicità su un nemico.

Ma Gomorra, nonostante il giudizio di valore che molti vorrebbero addossargli (più per affondarlo che per esaltarlo) e pur essendo calato in un certo ambiente, è innanzitutto una classica gangster story che gioca su un racconto che prima di tutto deve essere coinvolgente e poi del tutto verosimile. Questi ultimi due episodi andati in onda contengono talmente tanti momenti forti da rispondere in pieno alla prima necessità.

Continua a leggere su BadTaste