Gomorra - La serie 4x03/4x04: la recensione

Ecco cosa è successo nella terza e quarta puntata di Gomorra - La serie, con protagonisti Gennaro Savastano e Patrizia Santoro

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Spoiler Alert
Quando va in trasferta, come in queste due puntate, il mondo di Gomorra non lo fa per espandere la trama. L'intreccio tende sempre ad essere basilare, come i rapporti di potere, i dialoghi, le situazioni che si aprono e chiudono nello spazio di una puntata. Se lo fa, allora, è per esplorare i protagonisti vecchi e nuovi della serie alla luce di nuove situazioni che illuminano le zone d'ombra di personaggi che conosciamo già. C'è Bologna, e c'è Londra, ma soprattutto ci sono Patrizia Santoro e Gennaro Savastano, separati, pesci fuor d'acqua in alcuni momenti, ma entrambi pronti a tirar fuori il loro lato più bestiale e spietato quando verranno messi con le spalle al muro.

Il terzo e quarto episodio stagionale di Gomorra completano il blocco introduttivo diretto da Francesca Comencini. Non rilanciano, se non di poco, la trama stagionale, ma pongono delle solide fondamenta per quanto riguarda il senso della stagione. Ci rassicurano sulla capacità dello show di scrivere ancora personaggi forti, validi, che hanno qualcosa da dire, giocano sull'ansia della reazione forte da parte del personaggio che affronta un rischio. In entrambi i casi la reazione arriverà e sarà fortissima. Ma si tratta di una lettura che mette a confronto due puntate che hanno il pregio di gestire le diverse storie con un passo diverso e adatto al contenuto.

Prendiamo per esempio la terza puntata. Patrizia si trova a Bologna, qui incontra Michelangelo – figlio dello zio di Gennaro – e passa con lui la serata e la notte. Nel frattempo, seguiamo la storia di due giovani sbandati, prima ripresi per aver operato in un territorio non loro, e che in seguito replicano lo stesso errore, che a quel punto diventa imperdonabile. Si tratta di per sé di una storia di perdizione come tante già raccontate dalla serie, non dubitiamo mai dell'esito tragico, che puntualmente arriverà. Allora qui l'elemento più importante è rappresentato da Patrizia, dal modo in cui la regia ne inquadra la sofferenza palpabile durante una serata in un locale, in una fuga precipitosa tra i viali di Bologna, nell'atto sessuale.

Patrizia donna, amante, regina (di Secondigliano), madre (lei stessa si definirà così), assassina. C'è un campionario di volti e maschere che il personaggio toglie e mette secondo l'occasione. E questo è tutto, in un mondo in cui l'apparenza definisce l'essenza del potere, quale esso sia, soprattutto nel caso di una donna che non può permettersi di essere messa in discussione. Patrizia che porta i capelli in un certo modo, che veste con fatica un certo abito per una sera fuori, solo per svelare la propria incertezza di fondo quando le chiedono che lavoro faccia. Patrizia che si concede ad attimo di debolezza nel momento in cui prova a rintracciare il fratello minore, l'unica persona al mondo con cui potrebbe essere sincera.

Il racconto degli affari di Gennaro a Londra, che occupa la quarta puntata, non raggiunge simili vette di intima sincerità, ma migliora ancora di più proprio perché arriva dopo un simile terzo episodio. Anche Gennaro è di base un pesce fuor d'acqua. Lo è per molti motivi. È in una città diversa, si avvicina agli ambienti della compravendita internazionale, è bloccato nel contatto con gli altri dal filtro della lingua, deve appoggiarsi ad altre figure più di quanto gli piaccia ammettere. Ma Gennaro trova il modo di ribaltare ogni limite. Lo fa con l'arma del silenzio rotto da poche frasi in italiano, e quando parlerà l'inglese lo farà per ruggire due domande spaventose.

Anche qui, l'espediente dell'acquisizione della società è, appunto, solo un espediente narrativo. Gennaro riesce a concludere, infine, ma di questo ci interessa poco. Si tratta sempre di problemi creati e risolti nell'arco di una puntata. Ciò che è più interessante è la lettura del personaggio alla luce di un contesto diverso. Riuscirà Gennaro a risultare vincente anche in un ambiente che non è il suo? "La merda è ovunque, cambia solo il colore", dichiara il personaggio verso la fine. E la chiave di lettura è un po' questa. La corruzione e la malavita sono presenti ovunque, e Gennaro sa lavorare per affinità su questo elemento e inserirsi con il proprio linguaggio (verbale e non) fino a riuscire a ottenere ciò che vuole.

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