Gomorra 5x09/5x10: la recensione

Gomorra chiude un cerchio lungo anni, e si concentra nel finale di serie sulla sfida tra Gennaro e Ciro

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Spoiler Alert
Partiamo dalla fine di Gomorra. C'è l'idea visiva molto intelligente di chiudere la storia su una spiaggia tenendo nell'ombra, sfocati, gli assalitori. Per tutta la scena del conflitto finale tra Gennaro, Ciro e gli uomini di Donna Nunzia, l'idea centrale è di rimanere fissi sui due protagonisti. Perché l'obiettivo qui non è narrare il conflitto e i suoi esiti potenziali. L'esito è già scritto, lo era da tempo, e poteva essere solo uno. La morte dei due amici e nemici, fratelli e rivali che erano nati insieme di fatto in quello stesso ambiente e insieme moriranno, ritrovandosi senza mai confessarlo davvero. Allora in questo senso è giusto narrare la vicenda solo dal loro punto di vista, i loro passi stentati, colpi esplosi nella notte verso bersagli che non vediamo, e che forse non vedono nemmeno loro. Abbracciando una fine non gloriosa, ma inevitabile.

C'è in effetti un fortissimo senso di ineluttabilità in queste ultime due puntate di Gomorra, lo stesso che si è respirato per tutta la stagione finale della serie Sky. I protagonisti si assottigliano, le vicende si riducono all'osso, e così l'intreccio. Nella sua fase di espansione Gomorra ha inglobato vicende secondarie narrate in puntate molto episodiche, storie ambientate all'estero, sottotesti politici, economici, sociali. Di tutto ciò, giustamente, rimane poco, nel momento in cui la storia ricade su se stessa e sulla sfida tra Gennaro e Ciro. Meno spietato e più abbattuto del solito Gennaro, nel momento in cui queste ultime due puntate ce lo raccontano da sconfitto ormai rassegnato alla morte. Tutto, pur di salvare il figlio Pietro.

Sulla strada cadranno tutti gli altri: Maestrale e sua moglie, Donna Nunzia, Munaciello. Gomorra scalcia per recidere tutti i legami umani e ambientali con l'intreccio storico e la narrazione per immagini a cui siamo abituati. Per fare questo non può evitare di considerare un minimo di circolarità, con Gennaro che torna a Scampia, a quei palazzi così riconoscibili dove imparò a uccidere attraverso uno stretto corridoio dal quale era impensabile scappare. Ma già è una storia che si prepara a togliere ogni peso inutile, ridurre tutto all'essenziale, sia come ambienti che come personaggi.

Sulla storia in sé poche sorprese. Ciro Di Marzio è in netto vantaggio ormai. Può permettersi di usare Azzurra per incastrare Gennaro e costringerlo a fare ciò che vuole per riavere suo figlio. C'è una lotta di potere e un passaggio di consegne (che poi nemmeno avverrà), ma il cuore pulsante di tutto questo è chiaramente nella sfida tra i due, nei loro trascorsi, nella rabbia che provano l'uno per l'altro. La spiaggia, allora, assume un significato metaforico, il confine tra quel mondo e il resto del mondo, e la possibilità, di cui pure si parla nell'ultima puntata, di potersi liberare e vivere una vita normale. Tutto questo può essere possibile, ma solo per chi è innocente. E quindi Pietro, a malapena personaggio, quasi uno strumento narrativo evanescente, che rappresenta tutto ciò che è estraneo a Gomorra.

Per Gennaro e Ciro invece c'è solo l'espiazione, l'accettazione del proprio destino e il perdono reciproco. Davvero, non potevano sperare in nulla di meglio. E probabilmente nemmeno noi spettatori. Le stagioni finali tendono ad essere sempre un po' meccaniche e a faticare a chiudere il cerchio. Gomorra spazza via tutto, non lascia in piedi nessuno. Ma era il finale più giusto, e la serie è riuscita a raggiungerlo con intelligenza e amore per i personaggi.

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