Gomorra 5x07/5x08: la recensione
Ad un passo dal finale della serie, Gomorra distingue meglio le fazioni in gioco
C'è una stanchezza di fondo in queste ultime puntate di Gomorra. Non in senso negativo, anzi il ritmo cresce sempre più come è giusto che sia. È la stanchezza dei personaggi, quel senso di pesantezza di chi tanto ha affrontato in tutti questi anni della serie. È qualcosa che si sposa spesso con i finali di serie, l'idea consapevole nello spettatore che tutto sta finendo, che l'intreccio non tornerà mai più ad uno status quo. Che tutto il peso delle azioni, spesso terribili, sta finendo il suo giro e sta per ricadere sulle spalle dei personaggi. Questo doppio episodio in particolare ha la caratteristica di determinare maggiormente le zone di bianco e nero tra le due fazioni.
Gennaro è raccontato come l'uomo al potere da abbattere, colui che guarda dall'alto del suo appartamento il suo territorio minacciato, l'uomo che minaccia Azzurra ripetendole che non ha idea di quel che è capace di fare. Ciro è l'opposto, l'uomo che è tornato in strada, all'altezza della sua gente, più umano, per quanto spietato. Ma questa ormai è la narrazione. Appunto, a farne le spese sarà Sangueblu, pestato e distrutto nel fisico, lui che lo era già nella mente. Ma in quella morte c'è forse il segnale che Ciro aspettava. In questa guerra che ha sempre meno di puramente economico e sempre più di umano, quasi "eroico" potremmo dire, Sangueblu è il martire che Gennaro si pentirà di aver creato.