Dopo una stagione e mezzo,
Gomorra ci ha abituato a una struttura episodica particolare, in cui ogni puntata porta avanti la trama un blocco per volta, concentrandosi su un inizio, un climax e una conclusione. Queste ultime due spesso coincidono, ed è ormai un marchio di fabbrica che il tema musicale dei
Mokadelic – di per sé non molto teso, ma splendido – ci avverta in anticipo che la puntata sta terminando e che quindi ci dobbiamo preparare ad un cliffhanger. Il quinto e sesto episodio della seconda stagione, diretti entrambi da Claudio Cupellini, non fanno eccezione. Soprattutto nel secondo caso, complici le esigenze di storia, l'ambientazione è ristretta e limitata al rione dei Savastano.
Tutto si svolge all'ombra dell'importante conclusione della scorsa settimana, con la morte di Salvatore Conte che ha fatto saltare gli equilibri tenuti insieme a fatica per un anno e con Ciro di Marzio costretto a cercare un accordo. D'altra parte, ci viene ripetuto, la pace si può fare solo con i nemici, e quale nemico migliore di Gennaro, con cui i dissidi non solo sono "professionali", ma soprattutto personali? Quindi Pietro messo da parte, e una Trieste notturna e deserta che diventa il teatro per l'incontro tra i due.
Tutto l'episodio è costruzione e attesa, Gennaro come un lupo solitario che si aggira ad un compleanno che fatica a riconoscere come il proprio, Ciro più fragile che mai nell'abbraccio con la figlia e nel momento più decisivo che arriverà più avanti. Il personaggio di
Salvatore Esposito è il fulcro di questa seconda stagione. Di Marzio è stato protagonista nel primo episodio, ma poi tutto è scivolato sulle spalle di Gennaro, più fragili di quello che potrebbe sembrare. C'è un momento che è il più teso delle due puntate e in generale una delle scene emotivamente più forti viste finora, in cui la vita di Ciro è nelle mani del suo nemico. E Gennaro lo risparmia.
Sul momento è una scena che colpisce, ma che spiazza al tempo stesso. Perché mai Gennaro dovrebbe risparmiare la vita dell'uomo che ha ucciso sua madre e che ha tradito la sua famiglia? In questo caso avere a disposizione un doppio episodio ci aiuta molto, perché la questione viene affrontata e motivata. Gennaro non decide in base all'istinto, decide in base all'opportunità, e per il momento la testa gli dice che è meglio mettere da parte uno scontro che non aiuterebbe nessuno. Il momento Padrino – tutta la vicenda è un po' costruita sulla scorta della famosa scena al locale, con tanto di pistola nascosta – viene rimandato.
Le conseguenze della decisione nella seconda puntata andata in onda, forse la più debole vista finora. Tutto si apre con un buon momento di confronto tra
Pietro e Gennaro nel quale i due si chiariscono e il secondo trova finalmente il coraggio di confessare al padre di aver sempre cercato la sua approvazione e fiducia. Fiducia che arriva, ma solo per poco tempo. I ragazzi sbandati del vicolo interpretano la tregua come un segno di debolezza – e non sono i soli – e decidono di staccarsi dai Savastano, più soli che mai. Ci sono alcune sbavature e piccole forzature nel modo in cui gli ex compagni di Gennaro muovono guerra al rione con poche difficoltà, ma la sensazione è che anche questa è una situazione precaria che già dalla prossima settimana verrà affrontata.