Gomorra

Dal romanzo omonimo di Roberto Saviano, cinque storie di vite perdute dove domina la camorra. Il regista Matteo Garrone dà vita ad un'opera documentaristica piatta e poco coinvolgente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloGomorraRegiaMatteo GarroneCast

Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Giorgio Morra, Salvatore Abruzzese

Uscita16 maggio 2008

Gomorra non è semplicemente un ottimo libro di cronaca sulla camorra e in generale sul rapporto tra società e criminalità nel nostro Paese. Gomorra è anche un libro scritto meravigliosamente bene, che attraverso varie vicende (piccole e grandi) rappresenta un efficace quadro della realtà, ma con un piglio da grande narratore.
Insomma, materiale che chiunque (Hollywood, Bollywood o gli altri paesi  europei) ci invidierebbe e che dovrebbe essere trattato con il dovuto rispetto. I possibili risultati? Nell'ipotesi migliore, quella da sogno, Un City of God italiano, ossia un prodotto in cui la denuncia sociale non diventa sterile cronaca, ma assume anche una forza espressiva notevolissima. O magari, considerando la recente fine de I Soprano, si poteva puntare su un mix di ferocia e ironia (va ricordato, per chi non lo sapesse, che il libro di Roberto Saviano è ricco di caustiche descrizioni dei boss e in generale dell'assurdità di certe situazioni). Se proprio non si ha il talento di Meirelles o di David Chase, si può optare per un altro prodotto brasiliano, quel Tropa de Elite che ha trionfato al Festival di Berlino e che è, nella sua rozzezza, comunque molto efficace.

C'è poi l'italian way of making movies, che in questo caso fa pensare a chi di dovere che la persona migliore per un adattamento del genere sia il tristissimo Matteo Garrone, autore del sopravvalutato L'imbalsamatore. Con il quale è forse anche ingiusto prendersela, considerando che fa quello che ci si attende da lui: descrivere dei personaggi di cui non ci importa nulla per 135 minuti senza praticamente creare un briciolo di tensione. D'altronde, il cinema d'autore non ha bisogno di svolte, emozioni, passioni e tante altre cose non intellettuali, tanto che il regista decide (coerentemente) di chiudere il film con i due personaggi di cui ci interessa meno. Insomma, è un po' come se James Ivory avesse diretto Kill Bill, l'effetto è straniante. Purtroppo, qui non abbiamo neanche delle scenografie e una fotografia sontuosa come capitava nelle pellicole del re del porcellanato, ma un grande piacere nel mostrare lo squallore e i mostri architettonici più osceni. Ora, per carità, è anche una buona idea far vedere l'ambiente in cui si svolge l'azione, ma abbiamo bisogno di inquadrature fisse di 15 secondi per capirlo? Garrone reputa lo spettatore così idiota? 

Inutile dire che ci sono anche tanti problemi di sceneggiatura e magari Saviano (autore assieme a Garrone e ad altre quattro firme dello script) ha letto molto nella sua vita, ma il cinema è un altro mezzo di espressione, dove non si possono raccontare cinque storie contemporaneamente senza collegarle, cosa che qui non avviene praticamente mai. Non è soltanto una banalissima esigenza espressiva (alcune vicende vengono trascurate anche per molto tempo e perdono di intensità, già minima di base), ma anche narrativa: se ci viene detto che la camorra è Sistema e tutti sono legati, vittime e carnefici, non è accettabile che ognuno vada per conto proprio. E poi, era veramente impossibile dare una personalità un pochino più interessante ai due amici aspiranti gangster e non renderli delle macchiette fastidiosissime? O magari analizzare meglio la vicenda del ragazzino iniziato? O capire perché una persona ha una crisi di coscienza poco credibile? Insomma, se si vuole descrivere la camorra senza puntare sui boss ma sulla manovalanza più semplice, almeno sarebbe il caso di costruire qualcosa di meglio. E magari di non dare per scontato che tutti abbiano letto il libro. Per esempio, un personaggio va in giro a portare dei soldi alla gente, ma non è assolutamente chiaro nella pellicola la ragione per cui lo fa (sono le famiglie dei camorristi in carcere che vengono mantenute dalla malavita). Sarebbe curioso poi sapere perché il ruolo di Angelina Jolie viene preso da Scarlett Johannson (chi ha letto il libro sa di cosa parliamo). Problemi di diritti o paura di denunce?

State tranquilli, comunque: la critica italiana sarà benevola. In un Paese in cui si riesce a non massacrare neanche i deliri di Silvio Muccino, volete che una pellicola 'seria' del genere non venga esaltata con espressioni come "lo sguardo impietoso sul cancro che divora il nostro Paese", "una guerra che sta uccidendo una generazione" o qualche altra bella frase ad effetto che fa tanto critico impegnato? Certo, il pubblico non iniziato e che non ha già letto il libro sarà difficile convincerlo, soprattutto all'estero. Eppure, sulla carta questo poteva essere da solo un film in grado di rilanciare il cinema italiano. Ecco perché, se Gomorra non è certo il film italiano più brutto visto ultimamente (semplicemente mediocre) è senza dubbio la delusione peggiore...

 
 

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