Gomorra
Dal romanzo omonimo di Roberto Saviano, cinque storie di vite perdute dove domina la camorra. Il regista Matteo Garrone dà vita ad un'opera documentaristica piatta e poco coinvolgente...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloGomorraRegiaMatteo GarroneCastGomorra non è semplicemente un ottimo libro di cronaca sulla camorra e in generale sul rapporto tra società e criminalità nel nostro Paese. Gomorra è anche un libro scritto meravigliosamente bene, che attraverso varie vicende (piccole e grandi) rappresenta un efficace quadro della realtà, ma con un piglio da grande narratore.
Insomma, materiale che chiunque (Hollywood, Bollywood o gli altri paesi europei) ci invidierebbe e che dovrebbe essere trattato con il dovuto rispetto. I possibili risultati? Nell'ipotesi migliore, quella da sogno, Un City of God italiano, ossia un prodotto in cui la denuncia sociale non diventa sterile cronaca, ma assume anche una forza espressiva notevolissima. O magari, considerando la recente fine de I Soprano, si poteva puntare su un mix di ferocia e ironia (va ricordato, per chi non lo sapesse, che il libro di Roberto Saviano è ricco di caustiche descrizioni dei boss e in generale dell'assurdità di certe situazioni). Se proprio non si ha il talento di Meirelles o di David Chase, si può optare per un altro prodotto brasiliano, quel Tropa de Elite che ha trionfato al Festival di Berlino e che è, nella sua rozzezza, comunque molto efficace.
C'è poi l'italian way of making movies, che in questo caso fa pensare a chi di dovere che la persona migliore per un adattamento del genere sia il tristissimo Matteo Garrone, autore del sopravvalutato L'imbalsamatore. Con il quale è forse anche ingiusto prendersela, considerando che fa quello che ci si attende da lui: descrivere dei personaggi di cui non ci importa nulla per 135 minuti senza praticamente creare un briciolo di tensione. D'altronde, il cinema d'autore non ha bisogno di svolte, emozioni, passioni e tante altre cose non intellettuali, tanto che il regista decide (coerentemente) di chiudere il film con i due personaggi di cui ci interessa meno. Insomma, è un po' come se James Ivory avesse diretto Kill Bill, l'effetto è straniante. Purtroppo, qui non abbiamo neanche delle scenografie e una fotografia sontuosa come capitava nelle pellicole del re del porcellanato, ma un grande piacere nel mostrare lo squallore e i mostri architettonici più osceni. Ora, per carità, è anche una buona idea far vedere l'ambiente in cui si svolge l'azione, ma abbiamo bisogno di inquadrature fisse di 15 secondi per capirlo? Garrone reputa lo spettatore così idiota?
State tranquilli, comunque: la critica italiana sarà benevola. In un Paese in cui si riesce a non massacrare neanche i deliri di Silvio Muccino, volete che una pellicola 'seria' del genere non venga esaltata con espressioni come "lo sguardo impietoso sul cancro che divora il nostro Paese", "una guerra che sta uccidendo una generazione" o qualche altra bella frase ad effetto che fa tanto critico impegnato? Certo, il pubblico non iniziato e che non ha già letto il libro sarà difficile convincerlo, soprattutto all'estero. Eppure, sulla carta questo poteva essere da solo un film in grado di rilanciare il cinema italiano. Ecco perché, se Gomorra non è certo il film italiano più brutto visto ultimamente (semplicemente mediocre) è senza dubbio la delusione peggiore...