Er gol de Turone era bono, la recensione

L'ingiustizia sportiva per antonomasia della storia calcistica italiana, trauma comunale dai molti significati diventa solo nostalgia

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione del documentario Er gol de Turone era bbono, presentato alla Festa del cinema di Roma

Secondo me tutti i gol segnati alla Juventus sono regolari”. Lo dice lo storico direttore di TuttoSport, ed è la frase migliore di un documentario che è la fiera delle occasioni perdute e della mesta rievocazione di un tempo mai esistito. Er gol de Turone era bono, a volerci avere quella testa lì, poteva essere il nostro Catching Hell (mirabolante documentario di Alex Gibney su un errore di un giocatore di baseball che ha creato uno psicodramma), invece questa storia clamorosa di un gol annullato che è diventata l’ingiustizia per antonomasia (quella dei ricchi e potenti contro i nuovi arrivati nel salotto delle grandi squadre) è ridotta a rimpatriata nostalgica di un tempo descritto come non era.

Negli anni in cui in Italia il conflitto di classe, anche politico, era più violento che mai, in cui c’era una divisione astiosa tra nord Italia e Sud Italia, la partita Juventus - Roma, giocata allo stadio Comunale di Torino, è la più grande trasferta della tifoseria romanista, un numero che sta tra i 20.000 e i 40.000 tifosi si sposta su vari mezzi (pullman, auto, treni) per seguire la squadra perché è la terzultima giornata di campionato e la Roma per la prima volta da 50 anni si gioca una possibile vittoria proprio contro la Juventus. In questa congiuntura un gol regolare, quello che avrebbe fatto vincere la Roma portandola in testa, viene annullato. Sul momento allo stadio nessuno capisce l’ingiustizia nei giorni successivi, poi nelle settimane ma anche nei mesi e infine negli anni e decenni che sarebbero venuti sarebbe montata la madre di tutte le polemiche calcistiche, finita in serie, film e pezzi di cultura popolare italiana fino a oggi.

Questo non è però un documentario complottista o arrabbiato, è anzi un con molti tifosi, intellettuali e giocatori juventini che vuole ridere e raccontare la grande avventura di migliaia di persone dietro una partita. È una bella idea (che sì scontra con il fatto che quell’epoca non era di certo così serena come viene descritta) ma inevitabilmente trasforma il film nella storia di una trasferta più che in quella di un caso emblematico. E questo nonostante tra gli interpellati ci siano tutti i coinvolti, inclusi arbitri e guardalinee! Solo che Er gol de Turone era bono fa di tutto scientificamente per buttare via le occasioni migliori che ha di fare cinema vero, di cogliere cioè nel racconto e poi nelle persone che lo fanno qualcosa di superiore ai singoli eventi. E alla fine dopo un’ora finisce le cose da dire, rimanendo con qualche scampolo per i restanti 30 minuti e tante belle parole su come si stava bene.

È il caso per esempio di Turone stesso, giocatore della Roma rimasto nella memoria collettiva per quest’episodio, che mai aveva riguardato le immagini in questione, mai, nemmeno una volta! E lo fa nel documentario. Solo che la cosa è ripresa così male, con così scarsa voglia di creare un momento significativo (addirittura dietro di lui chi lo intervista controlla il cellulare svogliato!) da annullare ogni potenziale solennità. Ma non solo quello, anche la bella idea di avere una serie di personalità diverse per estrazione e tipologia umana che raccontano da punti diversi l’evento non diventa mai un piccolo e divertente Rashomon ma la solita celebrazione di romanità e umorismo romano (su cui ovviamente regna Andrea Rivera, scongelato per l’occasione).

Così alla fine il vero modello di questo film non è Catching Hell ma più le pagine Facebook nostalgiche del calcio anni ‘80 o i forum degli utlrà 60enni pieni di ricordi.

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