Godzilla Singular Point (prima stagione): la recensione

Godzilla Singular Point prende lo spunto dell'arrivo dei mostri e racconta tutto come un colossale caos pseudoscientifico

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Godzilla Singular Point (prima stagione): la recensione

È davvero affascinante vedere quante variazioni possono esistere sulle storie di Godzilla. Insomma, trattandosi di vicende con al centro una lucertola gigante che spara raggi dalla bocca, uno si immaginerebbe meno varietà. E invece negli ultimi anni abbiamo assistito a vari modi di raccontare il kaiju per eccellenza. Godzilla Singular Point, ad esempio, è una serie animata che prende il solito spunto dell'arrivo dei mostri e racconta tutto come un colossale caos pseudoscientifico. Tutto paroloni assurdi e concetti impossibili da capire, pronunciati da personaggi che dimostrano di crederci davvero tanto. Non siamo, per fortuna, ai livelli della recente trilogia di film animati, ma questa serie anime distribuita da Netflix in più di un momento si perde nei suoi concetti.

La serie animata in tredici episodi non è legata a nessun altro prodotto del franchise. È ambientata a Nigashio City, nel 2030, e racconta le storie di questi due personaggi, Yun Arikawa e Mei Kamino, che per motivi diversi devono scoprire il senso di una stessa canzone che viene rilevata. Nel frattempo dagli abissi si risvegliano i classici kaiju del mondo di Godzilla, che iniziano ad attaccare. Contro di loro si attiva il robot Jet Jaguar, creato da uno scienziato per difendere la Terra. Seguiamo quindi queste indagini, che scoprono l'incredibile mistero dietro la polvere rossa che avvolge i mostri. Entrano in gioco concetti come il viaggio nel tempo, la previsione del futuro, la violazione delle leggi della fisica.

Se non vi spaventano parole come "diagonalizzazione ortogonale" e "archetipi transtemporali", allora Godzilla Singular Point potrebbe anche piacervi. Il design dei personaggi è piacevole, il ritorno al 2D (ma i mostri sono in CG) è cosa gradita, per i nostalgici dei vecchi film di Godzilla viene anche recuperato Jet Jaguar, che risale agli anni '70. La stagione può essere divisa in due parti, una prima di preparazione e una seconda, con un ritmo più alto, in cui si arriva allo scontro. Tuttavia non sarà mai uno scontro aperto e distruttivo come potremmo immaginarci, perché non è questo che interessa raccontare alla serie.

In moltissime occasioni le scene di combattimento sono intervallate a discussioni, anche mostrando delle chat, in cui si dibatte di concetti astrusi e improbabili. Insomma, la classica pseudoscienza insensata a cui si abbandonano ogni tanto gli anime giapponesi. Tutta seriosità e paroloni, intervallata a citazioni bibliche o poetiche che cercano di rendere tutto più importante di quanto non è. E che invece sottraggono importanza ai mostri stessi. Qui Rodan non è più uno solo, ma una moltitudine di pterosauri, e la maggior parte del tempo è dedicata a mostri secondari come Manda o Anguirus. La serie risparmia i pezzi da 90 come Mothra o Ghidora per una eventuale seconda stagione. Godzilla c'è, più basso e più dimenticabile del solito.

Ma appunto, la spettacolarità non deriva dal mostro in sé, quanto dai concetti pseudoscientifici e dai discorsi che lo accompagnano. Con tutto questo mare rosso, robot, mostri, laboratori sotterranei, è difficile non pensare a Neon Genesis Evangelion, ma Godzilla Singular Point è fatto sicuramente di una pasta più grezza.

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