Godzilla e Kong - Il nuovo impero, la recensione

Godzilla e Kong: il nuovo impero continua a mostrare di sapere cosa conti davvero, nonostante tiri i remi in barca sulla trama

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Godzilla e Kong - Il nuovo impero, il film di Adam Wingard in sala dal 28 marzo

Alla fine non solo ci si mena un bel po’, ma a farlo sono anche molti di più di quelli che si poteva prospettare, con diversi nomi noti della mitologia di Godzilla che fanno la loro prima apparizione. Fan service e destruction derby. Godzilla e Kong - Il nuovo impero è quello che promette, fa quello che si presuppone debba fare, lo fa in grande stile e con tutta la dovizia di world building che si conviene. Molto infatti si può oppugnare al film (in primis di essere vecchio) ma nessuno può accusarlo di non essere quel che desidera essere o non fare quello che è stato creato per fare. C’è quindi una capacità di lavorare sulla soddisfazione del proprio pubblico superiore a molto altro cinema commerciale, che invece alterna ambizioni sovradimensionate a tentativi fallimentari di deviare dal proprio percorso.

I due titani protagonisti sono separati per quasi tutto il tempo come è uso, hanno storie separate in modo che nel gran finale possa avvenire il team-up (se si fossero dati il cinque, uno con la mano, l’altro con la coda, il film sarebbe decollato) e tutto è così privo di idee da riciclare il riciclabile. Si scopre quindi un mondo nascosto all’interno dell’altro mondo nascosto scoperto nel film precedente (mondi nascosti alla seconda), c’è un nuovo personaggio tenero e nella gioia generale per le grandi scene di azione e distruzione con cui i due salvano il mondo, comincia un po’ a stonare il fatto che nessuno si preoccupi delle città devastate senza che ci sia il tempo di evacuarle.

Godzilla e Kong - Il nuovo impero, esattamente come il precedente ma con meno autoironia, rinforza il classico, punta su elementi di provato funzionamento e fonde diverse mitologie abusate. È la storia di come Kong, che poi è l’unico effettivo protagonista di questi film perché l’unico a cui possano essere attribuite espressioni facciali e quindi sentimenti, nel suo irrequieto cercare famiglia trovi la sua tribù di origine, schiavi sotto il giogo di un tiranno, e la liberi chiedendo una mano al vecchio nemico radioattivo. Questo, sia ben chiaro, è cinema d’animazione con occasionali inserti in live action, qualche attore e alcune sequenze girate dal vivo. Per il resto il minutaggio, in molti casi anche consecutivo, senza nemmeno un’immagine live action ma tutto animato è pari ad alcuni dei film d’animazione più brevi.

E dell’animazione spesso ha le esagerazioni. Anche per inconsistenza degli attori accade infatti che Kong sia il personaggio con più espressioni. Agli umani viene solitamente chiesto di guardare oltre lo schermo con terrore e abbinare un “Oh mio Dio!”. La loro trama è marginale e serve a dare una mano ai titani, è una del genere “profezie & predestinazioni”, di quelle in cui la stessa persona predestinata è inclusa nel gruppo che scopre la profezia (da una serie di bassorilievi leggendo i quali Rebecca Hall deriva una storia con una quantità di dettagli e valutazioni sugli eventi che si stenta a credere possano essere desunti da quei disegnetti). La grande scimmia invece si muove e si comporta più da uomo che da primate, ha gesti, camminate e pure simpatiche espressioni con strizzate d’occhio che non hanno niente a che vedere con le scimmie.

Cosa ne pensate? Trovate Godzilla e Kong - Il nuovo impero al cinema dal 28 marzo.

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