Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey: la recensione

Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey è un'ottima miniserie di Apple TV+ che sarebbe stata ancora meglio nella forma di un film

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La recensione della serie Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, disponibile su Apple TV+

L’età d’oro delle serie TV ha portato molte cose belle, ma anche alcune cattive abitudini che destano parecchie perplessità. Una di queste è quella di avere delle buone idee per un film di due ore e diluirle in una miniserie di sei/otto episodi perdendo ritmo ed efficacia. È questo il problema di Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey: dover coprire l’arco di sei episodi ha creato una forma narrativa totalmente sballata nei colpi di scena, soprattutto nell’equilibrio dei cliffhanger, impedendo allo spettatore di capire di che parli questa miniserie per lo meno fino a metà.

Tante buone idee in una struttura frustrante

Ci vuole quindi molta pazienza per godersi l’opera di Ramin Bahrani tratto dal romanzo di Walter Mosley. Fortunatamente però si è aiutati ad entrare in questa storia grazie all’alto livello qualitativo: la fotografia è pastosa, curata per restituire visivamente l’atmosfera delle vite ai margini. Siamo infatti nella periferia, poveri tra i poveri. 

Samuel L. Jackson regala qui una delle sue interpretazioni più intense di sempre. Ancora una volta però: se fosse stato un film avremmo avuto un personaggio contenuto e toccante, invece nelle lunghe ore dove la cinepresa è quasi esclusivamente sul suo viso l’attore non riesce a mantenere costante la credibilità. Alterna infatti delle scene perfettamente riuscite ad altre in cui si diletta con facce troppo sopra le righe e versi poco azzeccati.

Di cosa parla Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey?

Tolomeo Grey è un anziano affetto da una forma di demenza senile aggressiva. I suoi ricordi del presente si mischiano con quelli del passato. È incapace di sopravvivere da solo in quelli che, per tutti coloro che gli stanno vicino, sono solo deliri di una persona che sta per scomparire. Non lo sono per Reggie Lloyd (Omar Benson Miller), tutore paziente, capace di voler veramente bene all’uomo. Quando improvvisamente Reggie viene ucciso da ignoti, Tolomeo resta solo in balia di se stesso fino a che una nuova ragazza, Robyn, viene costretta ad aiutarlo. Quello che segue è una normale storia di affetto e conoscenza reciproca. Due personalità ai poli opposti chee consolidano il loro rapporto fino a trasformarlo in quello di un nonno con la nipote. 

Quello che fino ad ora sembra un realistico ritratto della solitudine della tarda età, e della fragilità delle persone, si trasforma nel terzo episodio in un thriller con una spruzzata di atmosfera fantascientifica. Accade troppo tardi però, quando già si è appesantiti da troppi cliché.

Il medico da cui Tolomeo è in cura ha scoperto infatti una medicina che può restituire all’uomo tutti i ricordi. Purtroppo il farmaco può avere questo effetto benefico solo per un tempo limitato e con gravi effetti collaterali. Non è il caso di raccontare ulteriormente, per non fare spoiler, ma da qui in poi Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey continua a trasformarsi attraversando i generi. Cambia e si contamina proprio come la percezione della realtà del protagonista.

Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey

Una serie che richiede pazienza ma che sa appassionare

Superato quindi questo scoglio Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey appassiona per l’atmosfera che riesce a creare. Un pastiche ben diretto, interpretato e montato. Inizia nei territori impegnati di The Father, un campionato dove immediatamente è chiaro che non può vincere. Dribbla l’ostacolo del realismo per andare su una storia alla Samuel Jackson: vendetta, parolacce, e quel pizzico di surrealismo che mantiene il tono generale sopra le righe. Un po’ Limitless e un po’ film di investigazione. 

Al centro tematico, decisamente meno forte rispetto al resto, c’è la condizione dei neri d’America. Nei continui salti tra presente e passato ritorna insistente la sottolineatura di un inquietante continuità storica: cambia l’epoca e la consapevolezza, ma non cambiano le persone. La vita ai margini è faticosa, piena di conflitto, di debiti e di sporcizia. Il welfare non tocca queste persone, nemmeno quando tutte le attenzioni dei dottori (bianchi) sono concentrate su di loro. Gli servono solo i corpi, per fare esperimenti, per usarli come cavie ammirandone la resistenza. 

Tolomeo Grey è un accumulatore seriale, anche se non sa di esserlo. È questa una delle idee più forti della serie: mentre lui perde la memoria inconsciamente cerca di accumulare indizi sotto forma di oggetti. Anche se non è dato sapere, né a noi né a lui, che cosa stia cercando. Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey è quindi un’ efficace variazione sul tema della memoria, che usa tutti gli strumenti a disposizione per essere espressivo e diretto.

La forza dei personaggi di contorno

La casa in cui vive il protagonista è infatti un equivalente per immagini della confusione mentale. Un’idea che il già citato The Father (seppur molto diverso come tono e ambizioni) portava allo stato dell’arte. Avrebbe giovato un po’ più di inventiva nel montaggio per rendere lo spaesamento. 

In serie come queste, così concentrate sull’unica star a disposizione, c’è sempre il rischio che il grande nome in cartellone si mangi tutto il resto. Ne Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey succede solo quando, forse per insicurezza, si appoggia troppo all’interpretazione di Samuel L. Jackson. È chiaro che è lui la ragione per cui si schiaccerà play sull’icona dell’episodio pilota. Tutti gli altri personaggi però, a partire da Reggie e Robyn, e sono ben ideati. Perché sono positivi e caldi pur mantenendo anche quella spontaneità che ben si addice a un prodotto del genere. 

Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey si riconferma un altro obiettivo centrato da Apple TV+, una piattaforma che riesce a sfornare solo pochi titoli all’anno, ma tutti contraddistinti dalla ricerca di qualità distintiva rispetto ai concorrenti. Peccato che tanto del buon materiale di partenza venga depotenziato nella ricerca spasmodica di una forma lunga che tenga agganciati gli spettatori per molte ore. Dilatare all’eccesso questa storia, pur portandolo ad essere un gran prodotto, ha fatto perdere l’occasione di ambire alla grandezza.

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