Gli Spacciati, la recensione

Gli Spacciati è un infinito susseguirsi di botta e risposta scorretti e scenette surreali che, sostanzialmente, fanno troppo ridere e sono troppo cariche di stile per non volere a questo film un gran bene.

Condividi
Gli Spacciati, la recensione

Esordio registico di Julien Hollande, Gli Spacciati è una storia - ovviamente - di spaccio che tra esagerazioni di ogni tipo, personaggi e situazioni improbabili, travestimenti carnevaleschi (letteralmente, un personaggio a un certo punto si veste da tartaruga ninja) e la dimostrazione di una sessualità animalesca, legge con divertente ironia e un coraggioso spirito demenziale la miseria delle periferie parigine. Prendendo in giro gli stereotipi del gangster film, del poliziesco e del buddy movie, Gli Spacciati è un pazzoide esperimento di rimescolamento dei generi che diverte e convince proprio per il suo non prendersi neanche un attimo sul serio. 

Il divertimento è assicurato anche solo per i personaggi fantastici che animano il film. I protagonisti sono infatti due spacciatori esilaranti, caricati al punto giusto dagli attori che li interpretano: si tratta di Hedi (Hedi Bouchenafa) e Cocaman (Nassim Lyes), quest’ultimo una personalità queer estrema che va sempre in giro in mutande e pelliccia (ma proprio sempre, anche a un matrimonio) e che si farebbe qualsiasi essere vivente. Poi abbiamo il villain, il signore della droga Arsène Van Gluten (Fred Testot), “barone della droga, re dei pasticcini” che si dice abbia carbonizzato un suo nemico rendendolo un croissant. È con Van Gluten che i nostri decidono malauguratamente di fare affari, aiutati dal fatto che questo ha sposato la sorella di Hedi, Zlatana. In un intreccio delirante, costellato da figure come Pong, l’assistente vietnamita di Van Gluten che prepara involtini farciti di MDMA, e Jafar, un palestrato cieco armato di bazooka, Gli Spacciati è un film che non molla mai la presa sul dinamismo, sull’insistenza parodica su ogni singolo dettaglio, con uno spirito pop e camp che non ha paura di niente. È infatti con una cura maniacale che vengono riprodotti ambienti, costumi, trucchi e parrucchi ed effetti speciali al limite della psichedelia, ognuno volto a caratterizzare agli estremi i personaggi e i luoghi in cui si muovono.

In questa storia di raggiri pianificati e subiti (Hedi e Cocaman prima spacciano gesso e cacca di cane come cocaina e fumo, poi quando mettono su il business si fanno immancabilmente fregare da chiunque), di scemi e più scemi e di desiderio orgiastico per ogni tipo di piacere, la giostra gira così veloce che purtroppo si perde il filo della trama. Ma questo glielo si perdona, perché in fin dei conti quello che fa veramente Gli Spacciati è un infinito susseguirsi di botta e risposta scorretti e scenette surreali che, sostanzialmente, fanno troppo ridere e sono troppo cariche di stile per non volere a questo film un gran bene. Julien Hollande, aspettiamo il tuo prossimo il film.

Cosa ne dite della nostra recensione del film disponibile su Netflix? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste