Gli Spacciati, la recensione
Gli Spacciati è un infinito susseguirsi di botta e risposta scorretti e scenette surreali che, sostanzialmente, fanno troppo ridere e sono troppo cariche di stile per non volere a questo film un gran bene.
Esordio registico di Julien Hollande, Gli Spacciati è una storia - ovviamente - di spaccio che tra esagerazioni di ogni tipo, personaggi e situazioni improbabili, travestimenti carnevaleschi (letteralmente, un personaggio a un certo punto si veste da tartaruga ninja) e la dimostrazione di una sessualità animalesca, legge con divertente ironia e un coraggioso spirito demenziale la miseria delle periferie parigine. Prendendo in giro gli stereotipi del gangster film, del poliziesco e del buddy movie, Gli Spacciati è un pazzoide esperimento di rimescolamento dei generi che diverte e convince proprio per il suo non prendersi neanche un attimo sul serio.
In questa storia di raggiri pianificati e subiti (Hedi e Cocaman prima spacciano gesso e cacca di cane come cocaina e fumo, poi quando mettono su il business si fanno immancabilmente fregare da chiunque), di scemi e più scemi e di desiderio orgiastico per ogni tipo di piacere, la giostra gira così veloce che purtroppo si perde il filo della trama. Ma questo glielo si perdona, perché in fin dei conti quello che fa veramente Gli Spacciati è un infinito susseguirsi di botta e risposta scorretti e scenette surreali che, sostanzialmente, fanno troppo ridere e sono troppo cariche di stile per non volere a questo film un gran bene. Julien Hollande, aspettiamo il tuo prossimo il film.
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