Gli irregolari di Baker Street (prima stagione): la recensione

Qualsiasi storia su Sherlock Holmes, oggi, è una rivisitazione. E la nuova serie Netflix Gli irregolari di Baker Street non fa eccezione

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Gli irregolari di Baker Street (prima stagione): la recensione

Qualsiasi storia su Sherlock Holmes, oggi, è una rivisitazione. E la nuova serie Netflix Gli irregolari di Baker Street non fa eccezione in questo senso. In questo caso il giochino della scrittura consiste nel fatto che i veri protagonisti della vicenda non sono Holmes e Watson. Che sono presenti, ma rimangono sullo sfondo di una vicenda che fin dal titolo si concentra su tutta quella rete di giovani informatori dell'investigatore. Preso atto di questo, la serie non è comunque nemmeno investigativa o poliziesca in senso stretto, ma prenderà fin da subito una piega più "magica". Quindi poco storica, poco poliziesca, molto più definibile come un teen drama a sfondo sovrannaturale.

Protagonista della serie è quindi Bea (Thaddea Graham), che guida questo gruppo di giovani dei bassifondi che campa alla giornata. Per vari motivi, le strade del gruppo si incrociano con quelle di eventi gravi che si verificano a Londra, sparizioni, fatti di sangue e cose del genere. Il gruppo è piuttosto variegato: c'è Bea, la più matura e ragionevole (forse troppo), sua sorella Jessie, che diventerà sempre più importante, il focoso Billy, lo scherzoso Spike e infine Leopold, che invece proviene da ambienti più altolocati. Tutti loro vengono coinvolti dalle misteriose vicende, prima come spettatori, poi come aiutanti, infine come qualcosa in più.

Gli irregolari di Baker Street potrebbe indispettire quanti si aspettano una nuova storia con protagonisti Sherlock e Watson. Non lo è, e questa è la prima indicazione da tener presente per chi volesse tentare di godersi la serie. Sherlock Holmes sarà una presenza sfuggente per buona parte della stagione, più evocata e suggerita che mostrata in scena, e anche quando apparirà non aspettatevi le solite giravolte mentali. Da subito la serie antepone infatti alla cornice storica una gestione contemporanea delle vicende e della costruzione dei personaggi. Questo significa che dialoghi e caratterizzazioni sono molto moderni (davvero da teen drama), ma non solo.

La scrittura della serie asseconda un certo sguardo "moderno" alla costruzione dei caratteri, che cerca di superare determinati stereotipi. Uno Sherlock che passa sotto questa lente, ad esempio, non è più il genio un po' insensibile a cui perdonare tutto. È invece un uomo fallibile e anche abbastanza patetico, tant'è che ci sarà bisogno di assecondare le sue deduzioni – sbagliate – pur di non ferire il suo ego. Il suo rapporto con Watson, su cui non si può rivelare molto, segue di pari passo. E un'altra indicazione potrebbe giungerci dal fatto che qui la protagonista è la giovane Bea, di origine cinese. Come detto, la rivisitazione con Sherlock è dietro l'angolo (per anni Lucy Liu ha interpretato una popolare versione di Watson), e questa è una nuova versione della storia.

Ci si potrebbe chiedere fino a che punto è lecito inventare considerato che il nome Sherlock Holmes dovrà pur avere un senso alla fine. Gli irregolari di Baker Street non risponde a questa domanda – e nemmeno se la pone probabilmente – ma spera di coinvolgerci in una storia che magari non è quella che credevamo di vedere, ma prova a raccontarsi. Inizia in modo episodico, quasi con il case-of-the-week (o case-of-the-episode), ma poi tutto torna ad una trama molto stretta e legata ai protagonisti. Difficilmente diventerà il nuovo fenomeno della piattaforma, ma potrebbe rivelarsi una piacevole visione.

Tutte le notizie sulla serie sono nella nostra scheda.

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