Gli Incredibili
Come fa la Pixar a sfornare in continuazione film meravigliosi e di grande successo? Se ci fosse una formula precisa, varrebbe di più di quella della Coca Cola.
Primo: la Pixar è assolutamente all’avanguardia per quanto riguarda la tecnologia con la quale realizza i suoi film (quando farete il confronto tra Shrek 2 e questa pellicola, vedrete che il divario, invece di diminuire, aumenta anno dopo anno). Bene, avete mai sentito promuovere qualche prodotto di questi geni per le sue qualità tecniche? Nossignori. Che siano Final Fantasy o Sky Captain and the World of Tomorrow a vantarsi di essere l’ultima meraviglia del mondo. Alla casa di Steve Jobs e John Lasseter nessuno pensa che siano la qualità degli sfondi o il movimento dei personaggi il segreto del successo (benché siano aspetti curatissimi), ma l’attaccamento del pubblico ai personaggi che vengono presentati.
Come si ottiene questo? Beh, scrivendo buone sceneggiature e cercando di esprimere nel proprio lavoro i sentimenti delle persone coinvolte. Semplice? Magari.
Perché, come tutti i campioni (tipo Roger Federer o Andrei Kirilenko) il segreto della Pixar è di far apparire semplici le cose più complicate. Ecco che, per esempio, una semplice discussione a cena (comune a qualsiasi famiglia), diventa l’occasione di mostrare i caratteri dei personaggi, tra un ragazzo che vuole essere diverso (“Se tutti sono speciali, allora non lo è nessuno”, dice ad un certo punto) e una ragazza che invece vuole apparire normale a tutti i costi. Ma questo non avviene, come nel 99% dei casi, attraverso del semplice e banale dialogo, ma attraverso una spassosa esibizione di superpoteri.
O, sempre su questo argomento, impossibile non citare la sequenza in cui Mr. Incredible torna ad essere un uomo felice ed appagato.
E poi, se non bastesse, la casa di produzione non si addormenta sugli allori, ma cerca continuamente di fare cose nuove. In questa occasione, niente più animali o strane creature parlanti, ma una famiglia (d’accordo, una famiglia incredibile). Insomma, maggiori difficoltà tecniche (guardate come sono fatti gli umani in Shrek e capirete che il discorso è ancora molto complesso per gli altri contendenti) e materiale meno accattivante per i più piccini. Per non parlare delle quasi due ore di pellicola, che di certo aumentano i costi e diminuiscono gli spettacoli programmabili.
D’altronde, se qualcuno pensasse che il pubblico va in massa a vedere i titoli Pixar soltanto grazie alle glorie passate, è invitato a ripensarci. Anche la Disney negli anni ottanta-novanta aveva sfornato titoli di enorme successo (La sirenetta, Il Re Leone e Aladdin, tra gli altri) e dove si trova adesso? In crisi di idee, a dover realizzare da sola il terzo episodio di Toy Story e ormai in rotta con la gallina dalle uova d’oro di Jobs & Lasseter...
Per gli appassionati di fumetti, sarà divertente vedere come sono stati impostati i supereroi de Gli Incredibili. A parte gli equivalenti di Flash Gordon e de L’uomo Ghiaccio, è evidentissima l’influenza de I fantastici quattro. Mr. Incredible è forte (ma anche, spesso, triste) come La cosa; Elastigirl ha le caratteristiche snodabili di Reed Richards; Violetta ha invece i poteri di Sue Richards). E se non bastasse, guardate il finale da che storia è stato ripreso...
Ma il punto di riferimento più importante, come si intuiva fin dai trailer, è sicuramente Watchmen. Supereroi fuorilegge e incapaci di ritornare ad una vita normale, sempre desiderosi di ributtarsi nella mischia. Come non pensare al capolavoro di Alan Moore vedendo il dialogo tra i due amici che rievocano i vecchi tempi? O i filmati d’archivio e i giornali che narrano le vicende dei protagonisti? Certo, il pessimismo della graphic novel non c’è, ma ovviamente non era questo il film adatto. Peraltro, l’impressione è che, dopo l’abbandono da parte di Darren Aronofsky, a meno di miracoli questo sarà il miglior adattamento possibile (anche se non ufficiale) di Watchmen ...
Da non dimenticare, inoltre, il grosso debito dei creatori con la serie di 007. La storia ha diversi punti di contatto con il primo film di James Bond, Licenza di uccidere (non solo per l’ambientazione, ma anche per le scenografie di Ken Adam, qui un evidente modello), oltre a poter vantare una colonna sonora decisamente in linea con lo stile di John Barry.
E non mancano un paio di riferimenti ai Blues Brothers o un senso di malinconia da western crepuscolare, a dimostrazione dei numerosi (e intelligentissimi) punti di riferimento di Brad Bird.
E per chi ama la grande Hollywood di un tempo, come non notare l’incredibile somiglianza tra il personaggio di Edna Mode e la leggendaria costumista Edith Head, vincitrice di otto premi Oscar per film come La stangata, Sabrina e Vacanze romane.
Se proprio va trovato un difetto nel film, forse si può dire che la seconda parte ha troppe sequenza d’azione, che alla lunga rischiano di stancare. Ma anche quando volano le sberle, gli autori riescono ad essere quasi sempre freschi ed originali.