Il Giustiziere Della Notte, la recensione

La nuova versione di Il Giustiziere Della Notte ribalta l'assunto dell'originale e desidera godere della violenza sui criminali vergognandosi di quella sugli innocenti

Critico e giornalista cinematografico


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C’è una scelta ben precisa alla base di questo nuovo Giustiziere Della Notte: la violenza ai danni delle donne che scatena la reazione del giustiziere non la si vede, quella ai danni dei criminali è invece curata con fare pornografico da Eli Roth, che se ne intende. È l’esatto contrario di quel che accadeva nell’originale, in cui una delle scene più dure, note e memorabili è quella in cui moglie e figlia dell’onesto Paul Kersey vengono violentate e picchiate selvaggiamente. Molto più efferata e disturbante di quelle in cui il giustiziere giustizia. La differenza sta nel fatto che in quel film guardare la violenza era sofferenza (inflitta a chi non lo merita), qui è piacere (inflitta a chi lo merita).

Parte da qui l’ambiguità morale che domina questo film incerto. Perché questo remake di Il Giustiziere Della Notte dà continuamente (e abbastanza fastidiosamente) un colpo al cerchio e uno alla botte. Prima carica molto il senso di frustrazione, il desiderio di rivalsa, la percezione dell’ingiustizia e in parole povere tutti quei sentimenti che portano un chirurgo a decidere di armarsi e perseguire il crimine in prima persone. Dopo invece prende in giro il mondo delle armi a pagamento americane, la facilità nell’ottenerle, il grottesco delle strategie di marketing. Dopo ancora vediamo crani spappolati e macchine che schiacciano gangster.

Non solo non c’è un briciolo di vera violenza (impressiona molto di più uno sparo singolo del film originale della festa di cervella fasulle di questo) ma non c’è nemmeno una vera idea su tutta questa storia così importante. Il Giustiziere Della Notte originale fu il primo film di violenza urbana, era figlio dei suoi tempi, di una New York dall’altissimo tasso di crimine, e prendeva le parti repubblicane senza se e senza ma, mettendo in scena il desiderio di molti, che si percepiscono onesti e per bene, di farsi giustizia, senza troppe controindicazioni.

Questo nuovo film si sposta a Chicago e l’unica corrispondenza con i suoi tempi tenta di trovarla facendo diventare il giustiziere un’icona mediatica tramite YouTube e i passanti che lo riprendono. Velleitariamente intavola anche un dibattito mettendo diversi speaker radiofonici a portare tesi opposte su quanto accade, ma alla fine non ha davvero niente da dire, solo un po’ di omicidi da mostrare e facce da duro di Bruce Willis da esibire. Di Il Giustiziere Della Notte vuole rifare lo spunto (e questo andrebbe anche bene) senza avere niente in più di valevole da affiancargli.

Eli Roth dovrebbe appartenere alla schiera dei Tarantino, i cineasti che hanno superato la valutazione etica con l’ironia, che tengono più al piacere di un film di finzione e dell’espressionismo esagerato sullo schermo che a prendersi troppo sul serio, ma davvero è così scarso che i suoi film continuano ad essere un coacervo di velleità salvati solo dall’efferatezza di cui è diventato ambasciatore dopo i due Hostel. Ed è sempre più triste guardarli.

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