Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, la recensione

Abbiamo recensito per voi Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, l'ultima fatica di Davide La Rosa

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, copertina variant di Davide La Rosa

Giuseppe Parini non è il letterato più accessibile della storia della Letteratura Italiana. E nemmeno il più simpatico. Dopotutto, era uno che scriveva concettoso e duro, come avrebbero a dire alcuni, che faceva della ricchezza del gioco retorico un sinonimo di eleganza e che in una sua poesia raccontava approfonditamente, in più di cento versi, una sua caduta per strada a causa di una buca nella pavimentazione, anticipando di un paio di secoli i giornalisti locali che devono sempre inventarsi qualcosa per dir male dell'amministrazione comunale. Però, voleva educare i nobili fannulloni prendendoli in giro in satire che ne descrivevano le giornate oziose, facendosi beffe dei loro impegni da nulla, paragonati per scherno a fatiche immani e imprese quasi eroiche. Praticamente un dissing ante litteram.

Che sia per questo che Davide La Rosa ha scelto proprio lui per essere il protagonista del terzo capitolo del suo universo narrativo letterario-fumettistico? Che Giuseppe Parini sia diventato Naufrago delle stelle in quanto avo di Jay Z, Tupac e Fabri Fibra? No. Certo che no. E, a dire il vero, poco importano le ragioni per cui il tiepidissimo autore del Settecento, a metà tra i formalismi dell'Arcadia e il valor civile delle lettere dell'Illuminismo, sia stato scelto dal fumettista comasco per trovare posto al fianco di Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi e collaborare con loro a salvare il mondo dal piano di una serie di folli intellettuali cospiratori. C'è da ridere e da pensare, in questo terzo volume del La Rosa Universe e, in questa recensione, andiamo a spiegarvi come e perché.

C'è da ridere perché la consueta spregiudicatezza con cui l'autore tratta ogni materia, per trasformarla in uno strumento adatto a dire tutt'altro rispetto alle premesse e affermare concetti che gli sono cari con l'ironia tagliente che lo contraddistingue, è intatta. La satira e la parodia che accompagnano e completano le sue figure disegnate male (ma male da dio, per parafrasare Rocco Tanica), ci portano questa volta a valutazioni filosofiche sulla violenza nelle rivoluzioni, affidate a Parini che l'aborre e al suo assistente nello spazio: la testa fluttuante di Robespierre. Oppure, ci possono condurre a colti e puntuali appunti sulla natura della gioia e sul suo rapporto con l'ignoranza delle genti e delle masse, sui pericoli dell'oscurantismo, sugli eccessi di stimolo dell'emotività, a scapito della razionalità e della logica, di cui si nutre la comunicazione dei nostri tempi.

Non ci credete? Aprite Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, sfogliatelo e stupite. Così, vi renderete conto che dentro, oltre a tutto quel che abbiamo detto sinora, ci sono anche un sacco di trovate comiche gratuite, di scempiaggini da banco di scuola ben costruite, di corbellerie che stanno lì solo per essere spassose, e che non vi toccherà leggervi brani di L'innesto del vaiolo o La salubrità dell'aria. Per quanto La Rosa non si faccia sfuggire di farsi beffe anche di noi, professori di Lettere, mettendo in ridicolo il concetto di parafrasi. Maledetto.

In questo volume trovate, come già nei due precedenti, Ugo Foscolo - Indagatore dell'Incubo e Leopardi e Ranieri - Veri Detective, una trama. Complessa, strutturata, ben radicata nella storia della Letteratura e del pensiero italiano tra Settecento e Ottocento, completamente assurda e piegata alla fantasia priva di regole, come ogni fantasia che si rispetti, dell'autore. C'è un'avventura vera, ben evidente, appassionante, di cui questo volume rappresenta il terzo coerente capitolo, ad attendere chi apprezza lo stile fuori dagli schemi e la libertà intellettuale di Davide La Rosa. C'è anche un colpo di scena, costruito passo passo, che preannuncia un inaspettato e temibile villain finale, chiosa perfetta della morale e dell'etica dell'autore, che siamo certi aspettasse dai tempi del liceo di mettere alla berlina un noto intellettuale dell'Italia che fu.

Per tutti coloro che invece detestano le quattro linee e i tre scarabocchi che compongono gli stickmen, che mal sopportano i soli e le lune con occhi e bocca, che sono infastiditi dalle case e dalle vasche da bagno mobili Ikea che fanno capolino, o che si lasciano spaventare dai dialoghi a volte farraginosi dei verbosi personaggi, siamo rispettosamente spiacenti. Consolatevi con la parafrasi di Predaro i filistei l'arca di Dio.

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