Giù per il tubo (Flushed Away)

Un topo abituato a vivere nei quartieri alti si ritrova per sbaglio ad affrontare la dura realtà delle fogne. Il nuovo cartone della Aardman ha momenti piacevoli, ma è comunque un notevole passo indietro rispetto a Wallace & Gromit e Galline in fuga

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Un cartone in 3D per la Aardman, la casa di produzione che è riuscita a rendere ‘cool’ la plastilina e l’animazione a passo uno? Messa così, sembra una bestemmia. E a vedere i risultati non esaltanti di Giù per il tubo, si potrebbe criticare questo cambiamento (quasi) epocale.
Eppure, diverse cose funzionano bene e fanno capire che il problema non è la tecnica, né lo stile (l’umorismo british è ancora su ottimi livelli), ma senza dubbio gli autori stessi.

I due registi, sono infatti al loro esordio sulla lunga durata (David Bowers addirittura non aveva mai diretto nulla) e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La coppia di autori non sembra infatti in grado di gestire bene il materiale a disposizione, soprattutto in virtù di un montaggio poco convincente, che rovina alcuni numeri interessanti. E anche il ritmo della narrazione sembra soffrire: l’inizio è troppo rapido, con il protagonista che si ritrova a scivolare nel water dopo meno di dieci minuti, così come certi passaggi nella storia della coppia di topini sono un po’ superficiali.

Un’altra cosa che non funziona sono le citazioni. Il cinema d’animazione contemporaneo ne fa largo uso, spesso in maniera troppo evidente e fastidiosa. Questo è uno di quei casi, in cui i riferimenti non si integrano bene con il resto della storia, ma sono solo delle strizzatine d’occhio che spezzano la narrazione. Per esempio, è sicuramente divertente vedere una citazione della serie televisiva di Batman, ma qual è lo scopo? Non parliamo poi delle sequenze iniziali, decisamente scopiazzate da Toy Story 2.

Per fortuna, diverse cose funzionano. L’alchimia tra la coppia di piccioncini (anche se è decisamente un amore platonico, praticamente non accennato) funziona bene, cosa che non si può dire per molte commedie romantiche live action viste ultimamente. E l’umorismo tipicamente anglosassone ha ancora molte carte da giocare, con battute e personaggi minori spesso incantevoli.
Tra quest’ultimi, impossibile non segnalare le lumache canterine, che ad ogni occasione (un po’ come i pinguini in Madagascar) risollevano il film dal livello di aurea mediocrità in cui stagnava la pellicola. E il messaggio della storia (anche se un po’ scontato) non è troppo pesante come rischiava di essere.

Insomma, sta allo spettatore decidere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Certo, considerando che la Aardman ci aveva abituato a degustazioni di raffinato Riesling renano, difficile non considerare Giù per il tubo una mezza delusione…

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