Giù al nord (Bienvenue chez les Ch'tis)

Un dirigente delle poste viene trasferito per punizione nel famigerato nord della Francia. A sorpresa, si troverà bene. Incredibile fenomeno in Francia per una commedia poco convincente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloGiù al nord (Bienvenue chez les Ch'tis)RegiaDany BoonCastKad Merad, Dany Boon, Zoé Félix, Lorenzo Ausilia-Foret, Anne Marivin, Philippe Duquesne
Uscita31 ottobre 2008 

Curioso. Siamo abituati a vedere la Francia come una terra di film d'autore, con la nouvelle vague, Jean Renoir e magari tutt'al più i polar di Jean-Pierre Melville. Eppure, ogni tanto sbucano delle commedie molto semplici che conquistano il pubblico d'oltralpe. Insomma, un po' come sostiene il film, magari gli stereotipi e la fama di un luogo non corrispondono sempre alla realtà, tanto che 20 milioni di spettatori in Francia sono rimasti conquistati da questo prodotto (quando noi rimaniamo sgomenti se tre milioni di connazionali vanno a vedere i cinepanettoni con Christian De Sica).

Il problema, però, è che osservando il film (in originale, sperando che la versione italiana sia soddisfacente), mi continuava a venire in mente un nome: Leonardo Pieraccioni. In effetti, di fronte ad un'idea di felicità così semplice (magari anche vera, ma un po' troppo facile), a un certo qualunquiasmo, a battute scontate e a risoluzioni di conflitti (già mosci in partenza) decisamente troppo rapide, l'autore italiano mi sembrava un bel punto di riferimento. Certo, c'è molto meno maschilismo rispetto ad alcune pellicole italiane e sicuramente Dany Boon gira meglio di tanti suoi epigoni nostrani.

Tuttavia, di fronte ad un inno così sfacciato all'armonia e alla fratellanza, che soddisfa chiaramente tutta la Francia da nord a sud, si rimane un po' perplessi. Ma le commedie non dovrebbero anche punzecchiare e dare un po' fastidio? O forse l'ecumenismo funziona benissimo, sia in Francia che in Italia (a guardare il botteghino, si direbbe proprio di sì)? Certo, alcuni momenti sono notevoli. La lunga sequenza in cui il direttore va in giro col postino a consegnare le lettere è fatta veramente bene ed è trascinante. Così come l'arrivo della moglie del protagonista nella città di questi 'cafoni' e la sua reazione sgomenta.

Il fatto è che, per andare avanti per più di 100 minuti, non può certo bastare una trama così semplice. I momenti scoppiettanti sono pochi e gli attori, seppur molto gradevoli e in parte, non bastano per risollevare tutto. Inoltre, alla centesima battuta sulle incomprensioni lessicali tra nord e sud, si finisce per sbuffare con forza. Per non parlare della conclusione della vicenda, che definire buonista sarebbe eufemistico, mentre dei ciak sbagliati alla fine potevamo tranquillamente farne a meno.

Insomma, un film che è riuscito a ricompattare i francesi, che lo hanno esaltato senza campanilismi. Per noi italiani, la 'soddisfazione' di non doverci sentire inferiori a certi prodotti. Ma non è certo una gran competizione...

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