Una Gita a Roma, la recensione
Senza nessun aggancio alla realtà, Una Gita a Roma è un film totalmente idealizzato senza la consapevolezza di esserlo e soprattutto senza gusto
È infatti proprio perché i genitori non lo portano più ai Musei Vaticani come promesso che il bambino protagonista di Una Gita a Roma si separa dalla madre e, assieme alla sorella più piccola che lo ha seguito, gira per Roma tutto un pomeriggio mentre i genitori in preda all’ansia lo cercano. Incontreranno altri bambini, dei criminali che contribuiranno a far arrestare, una coppia di anziani che gli faranno temporaneamente da nonni e tanta umanità romana in un trionfo di bene.
Con le musiche asfissianti e smielate di Nicola Piovani (qui ai minimi storici), vantando nel cast alcuni dei peggiori bambini attori d’Europa, ai quali vengono messi in bocca dialoghi che di certo non li aiutano, questo primo film di Karin Proia è una storia scollata da qualsiasi realtà che tuttavia si comporta come fosse davvero reale. Ritratto di un mondo idealizzato che non sa di essere tale e ha il difetto che meno si può perdonare ad una creazione totalmente irreale: non ha nessuna fantasia né gusto.