Girls (quarta stagione): la recensione

Si è conclusa la quarta stagione di Girls, la dramedy della HBO: ecco cosa è accaduto

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Spoiler Alert
Il possibile sottotitolo della quarta stagione di Girls potrebbe essere "attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo". Le nostre quattro ragazze di New York si trovano ad un punto determinante delle loro esistenze, a poco a poco sempre più lontane dall'adolescenza, più vicine al confronto con il mondo del lavoro, con le scelte irrimediabili e con la paura che queste comportano. Proprio nel momento di maggiore difficoltà vengono però fuori le loro doti migliori, quelle qualità nascoste che finalmente le portano, Hannah su tutte, a crescere e a dire di "no". Proprio con un rifiuto, impensabile all'inizio della stagione, termina questa quarta annata della serie di Lena Dunham.

Avevamo lasciato Hannah alle prese con il trasferimento in Iowa per seguire il corso di scrittura creativa. Nonostante tutte le belle parole, il salto nel vuoto ha comportato uno strappo nel rapporto con Adam, prima sottile, poi sempre più lacerante, fino all'aperta separazione. E d'altra parte anche le cose nella nuova carriera della protagonista sono tutt'altro che perfette. Hannah soffre, esplode, si chiude in se stessa, regredisce allo stadio infantile com'era suo solito nel momento in cui scopre la nuova relazione di Adam, ma trova anche in se stessa la forza di riemergere e, semplicemente, andare avanti. Senza grandi rivelazioni o riflessioni, solo naturalmente, come conseguenza della sua crescita e maturazione.

E forse i sogni di una vita non sono così rosei una volta realizzati, e forse i genitori non sono affatto quelle persone perfette alle quali fare riferimento nei momenti di difficoltà, e forse, cosa più importante di tutte nella serie, il ragazzo di una vita non è il ragazzo giusto. Proprio quando pensavamo che la quarta stagione di Girls avrebbe trattato l'ingresso nel mondo del lavoro con le prime difficoltà professionali, la scrittura ritorna su se stessa per raccontarci una nuova fase nelle relazioni amorose di Hannah, ma anche di Marnie, in cui il mondo del lavoro rimane sullo sfondo, mai veramente protagonista, solo un mezzo per ritornare ai classici temi della serie. Che rimangono l'insoddisfazione di sé, il confronto con le responsabilità e l'incomunicabilità.

Come Hannah con Adam, così Marnie con Desi. O meglio, sarebbe così se non fosse che la protagonista, a differenza della sua amica che si getta in una relazione instabile e accetta una proposta di matrimonio che non porta da nessuna parte, è cresciuta notevolmente in questa stagione. Lei, che era la voce dell'immaturità. Non sono difetti completamente superati, ma la strada sembra essere quella giusta, e a testimoniarlo è proprio l'ultimo episodio nel quale Adam, dopo aver rotto con la sua ragazza, chiede a Hannah di riprovarci, con lei che rifiuta. Ed è davvero tutta un'altra storia rispetto al finale della seconda stagione, quando era lei a chiamare lui al telefono e pregarlo di venirla a "salvare". Con un salto temporale di sei mesi, troviamo Hannah che forse ha imparato a vivere.

Avrebbe anche potuto concludersi così la serie, che nel frattempo è stata rinnovata per una quinta stagione. Rimane il racconto di una storia d'amore al contrario, nella quale perdersi come coppia significa ritrovarsi come singoli, magari continuando a volersi bene, ma con la consapevolezza di ciò che è meglio per entrambi. Lena Dunham ha acquisito sempre maggiore sicurezza nel corso degli anni. Ormai Girls non è più l'incognita della programmazione, quel piccolo progetto affidato ad una ventiseienne dal più prestigioso network americano. È una serie più sicura di sé, che magari non sperimenta, non sorprende, sacrifica almeno due delle quattro protagoniste, ma che rimane coerente e che, con naturalezza, sta raccontando più percorsi di vita.

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