Girls 3: la recensione della doppia premiere

Girls ritorna con un doppio episodio per l'inizio della terza stagione, e sembra che nulla sia cambiato

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Il degrado morale, la perdita dei valori, la semplice e tipica idiozia giovanile. Sofia Coppola, ispirata da un articolo su Vanity Fair, l'ha raccontata l'anno scorso in Bling Ring, Harmony Korine è andato un po' oltre e l'ha mischiata alla violenza in Spring Breakers. Lena Dunham continua raccontarla da tre anni, sulla HBO, con Girls, con la malcelata autocommiserazione delle sue protagoniste, la loro ingenuità, le loro insicurezze, la loro – ahinoi – normalità. La doppia premiere della terza stagione non si distacca da questo canovaccio, non offre nulla di nuovo su cui riflettere e tutto sommato non arretra di fronte a quanto visto in passato.

Il centro narrativo di queste due puntate che vanno a braccetto è il segreto percorso di riabilitazione intrapreso da Jessa. Forzata a questa esperienza, un po' ribelle, rimane un personaggio che forse ha vissuto fin troppe esperienze senza la capacità di decodificarle e assorbirle. Il suo rapporto con gli altri rimane intrappolato nel solito sistema di provocazione, rifiuto e insoddisfazione. La stessa che tutto sommato accomuna Hannah, Shoshanna e Marnie, sempre uguali a loro stesse, sempre senza un baricentro fisso. Ancora una volta lo sguardo della Dunham, che come per gli altri anni è regista dei primi due episodi, focalizzato sui corpi, sulle parole, sui riferimenti da capire.

Si ride ovviamente, come quando all'inizio della seconda puntata Adam colpisce con un pugno lo stereo interrompendo Hannah e Shosh che cantavano i Maroon 5, o come quando Hannah interagisce, anche ponendo domande, con uno psicologo. Eccola la nostra protagonista, o nuda o vestita in modi fuori dal comune, a piangersi addosso o a vantarsi non si sa bene per cosa. Girls rimane uno show sulla superficialità, eppure non è uno show superficiale. La Dunham deve avere una grande forza d'animo e soprattutto una grande consapevolezza per gestire questo corpo narrativo senza cedere all'autoindulgenza, senza cedere al riscatto, anche parziale, delle proprie protagoniste, senza mai riportare tutto alla vaga e insipida moraletta.

Che poi giri su se stessa, che ripeta sempre gli stessi schemi e situazioni bloccando l'evoluzione dei propri personaggi è anche vero, ma almeno si tratta di una condizione coerente con le tristi premesse della serie.

Continua a leggere su BadTaste