Girls 3x04 "Dead Inside": la recensione

Nel quarto episodio dell'anno di Girls Lena Dunham continua a raccontare le sue protagoniste alle prese con un lutto

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Hannah Horvath è uno dei peggiori e più odiosi personaggi della storia dei telefilm. Ne abbiamo viste di figure orribili, di serial killer senza cuore, di mostri sanguinari, ma raramente qualcuno era riuscito a fotografare con tanto lucidità come Lena Dunham in Girls il vuoto cosmico che domina alcune persone. Marnie, Shoshanna e Jessa al palo, o quasi, perché questa settimana le luci della ribalta sono tutte per la nostra protagonista. Muore, in una scena quasi surreale per tempistiche e gestione della narrazione, l'editore di Hannah, David, che la scorsa settimana avevamo visto fare a botte con Ray.

Nell'epoca di Facebook la morte di qualcuno di famoso significa una serie di conseguenze e reazioni sociali che ben conosciamo (e che sono sintetizzate dal famosissimo articolo di Zerocalcare), ma David tutto sommato non era molto conosciuto. Lontana dal soffrire umana per la perdita umana che l'ha colpita, Hannah esteriorizza qualunque emozione, rivestendola di artificiosità, falso dolore, rivelazioni di vita per capi sommari. Corriamo in mezzo alle lapidi che la vita è breve e dobbiamo godercela e comportiamoci come i matti perché le regole sono per le persone grigie e tristi. Cose di questo tipo.

L'evento traumatico in sé, la morte di qualcuno, perde qualunque valore individuale e interiorizzato, e diventa materia per la condivisione, per l'autoesaltazione di sé, per la celebrazione di un momento speciale perché è nostro, ma che, paradossalmente, per avere valore, deve essere condiviso con più persone possibili. Che non è tanto diverso dalla condivisione morbosa di ogni esperienza, anche la più insignificante, una pratica che dovrebbe essere nota, anche indirettamente, a chiunque abbia a che fare con i social network. Hannah è maledettamente insicura, falsa, persa in un egocentrismo che raramente aveva toccato punti così bassi.

Ma si può dire bene di una serie in cui tutte le protagoniste sono odiose, e sono costruite per essere odiate? Lena Dunham conosce la vita, e sa come raccontarla, con pillole settimanali di egoismo e tristezza. La si può odiare o amare, ma non le si può non riconoscere una grande talento e coraggio nella narrazione.

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