Giorni d'estate, la recensione

Raccontando l'importanza di credere alla magia del mito, Giorni d'estate gioca sulla dimensione evocativa e sospesa dei paesaggi

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La nostra recensione di Giorni d'estate, dal 25 agosto in sala

"Ma Shakespeare non ha mai avuto a che fare con Alice Lamb", dice all'inizio uno dei protagonisti di Giorni d'estate, rispondendo a chi gli chiedeva, citando il grande drammaturgo, di mantenere la calma nei confronti della protagonista del film. Lei infatti di mansueto ha solo il cognome, perché nei fatti è una donna indomabile e scorbutica: non ha marito, non ama la socialità, vive in una cittadina del Kent in una casa lontana dal resto degli abitanti, che la chiamano strega e pensano sia una spia nazista, mentre siamo nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. Un personaggio un po' sgradevole che cozza con l'atteggiamento ancora più chiuso dei suoi paesani, che non riescono ad accettare questo ideale di femminilità. La sua corazza è messa alla prova quando le viene affidato Frank, un ragazzino sfollato per sfuggire ai bombardamenti di Londra, con il padre aviatore. Inizialmente la donna è riluttante ad accoglierlo, lo vede solo come un impiccio ed è pronta a disfarsene entro una settimana. Frank si rileva però acuto e intelligente e tra i due nasce pian piano una certa complicità che lo porteranno ad aiutarla nel suo lavoro.

La donna, interpretata da Gemma Arterton, studia infatti i miti e le leggende del folckore con l'obiettivo di trovarne spiegazione scientifica, con particolare attenzione alla figura femminile, nella tradizione sempre ritratta come vergine o una incantatrice, perché "bisognava sempre incolparla di qualcosa". Il suo interesse verte principalmente sulla Terra d'estate (la Summerland del titolo originale) il paradiso per i pagani, che si dice appaia qualche volta nel cielo quando un morto vuole comunicare coi vivi. I due protagonisti viaggiano alla ricerca dei segni di questo fenomeno, con lei che continua a rivendicare come tutto si può ridurre a esistenza razionale, mentre Frank cerca invece di credere ancora un po' alla magia. In questa dialettica, il film di Jessica Swale ha il pregio di aprirsi in direzione inaspettate.

Facendo leva sugli espressivi paesaggi costieri del Kent (in particolare quelli di Dover) che sembrano sovente elevarsi dalla realtà terrena, il film mette in scena una dimensione sospesa e fiabesca, con immagini che sembrano richiamare i mondi di Peter Jackson. La regista e sceneggiatrice Jessica Swale mette in scena il contrasto tra le ferree convinzioni di Alice e quello che sembra richiamare l'atmosfera, spostando l'ago della bilancia verso la seconda, con qualcosa che sembra sfuggire alla protagonista. E riuscendo a fare un ponte con il contesto storico e l'esperienza di Frank: la necessità di credere al mito, a una dimensione altra, diventa ancora più cruciale col conflitto in corso, strumento per superare i lutti, per cercare delle risposte. Così, nella relazione tra i due personaggi, sarà più Alice a cambiare aprendosi all'altro e smussando i suoi dogmi. Se questo percorso può certamente apparire prevedibile, e il quadro in cui è inserito a fare in modo che sia efficace.

L'intreccio apre nel frattempo anche alla relazione nel passato tra Alice e un'altra donna, Vera (Gugu Mbatha-Raw), che vediamo tramite flashback già immaginandone il destino. Anche su questo versante, Giorni d'estate utilizza un approccio molto intimistico che non fa esplodere il melodramma, riuscendo a trasmettere efficacemente i sentimenti dei personaggi. anche se a volte l'accompagnamento musicale è fin troppo eccessivo come sottolineatura. Qui però il film nel suo complesso funziona meno, perché, come dramma sentimentale in costume, non riesce a illustrare abbastanza bene una dimensione in cui inserire e dare spessore a questa dinamica, come poteva essere la revisione dell'immaginario di frontiera di The World To Come o la riflessione sul mondo dell'arte di Ritratto della giovane in fiamme. Il fatto che la protagonista sia una scrittrice intenzionata a far emergere un'altra voce, che usa la scrittura come possibile ribellione, sembra essere in questo senso un semplice "tema" da evidenziare, che non trova il giusto spazio. E se tra le due donne in nuce possiamo rintracciare il contrasto tra due visioni diverse (Vera non vuole rinunciare alla possibilità di diventare madre, Alice all'amore che prova per l'altra), il modo in cui si risolvono le vicende lo lascia sullo sfondo. E così Giorni d'estate va molto più a fuoco quando racconta la relazione tra Alice e Frank, trovando lì i momenti più intensi e commoventi.

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