Il gioco dell'oca, la recensione

Abbiamo recensito per voi Il gioco dell'oca di Stefano Munarini e Mauro Ferrero, edito da Tunuè

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Cole Fine è un giovane scrittore di fumetti, invitato in un negozio di Helsinki per un incontro coi lettori. La sua serie è chiusa da anni e non ha avuto un grande successo, ma ha comunque un suo seguito che gli garantisce viaggi in giro per il mondo, cene offerte dagli organizzatori e anche qualche donna tra le coperte, attratta dalla sua natura di artista americano. Peccato che Cole Fine non sia Cole Fine bensì Jason, un ventenne che prepara hamburger in un fast-food; il ragazzo un giorno decide di spacciarsi per uno sceneggiatore di fumetti poco conosciuto, così da godere dei privilegi garantiti agli ospiti delle fumetterie durante i tour promozionali.

Inizialmente Il gioco dell'oca sembra la storia di un giovane truffatore in erba e si ha l'impressione di sfogliare la biografia di un emulo del Frank Abagnale di Prova a prendermi. Giunti a un terzo del volume però la trama vira in un'altra direzione e Jason è costretto a cambiare il suo stile di vita, trovandosi a riflettere sulla sua idea criminosa e sulle conseguenze delle sue azioni. Le circostanze lo spingono anche a mettersi alla prova con la sua passione del fumetto e scopriamo che in realtà la scelta di spacciarsi per un fumettista probabilmente non è stata casuale, ma nasconde qualcosa che porta Jason a rivedere alcune scelte fatte in passato.

Se nella prima fase della vicenda la scelta del fumetto come oggetto delle truffe sembra solo un pretesto per far muovere il protagonista, proseguendo nella lettura si comprende che in realtà ha un importanza fondamentale nella storia. È quindi degno di nota il fatto che lo sceneggiatore Stefano Munarini sia stato per anni collaboratore di Fumo di China, Star Comics e ora lavori come redattore in Panini; di sicuro ha avuto modo di vivere immerso nel mondo del fumetto a tempo pieno, osservando gli incontri con gli autori e le sessioni di autografi da un punto di vista diverso da quello dell'autore. Parallelamente ha realizzato diverse storie brevi, ma è solo nel 2012 che pubblica Winnegans Fake, il suo primo fumetto lungo disegnato da Mauro Ferrero, ritrovato poi per Il gioco dell'oca.

Il soggetto di questo fumetto è interessante e riesce a stupire facendosi apprezzare soprattutto quando si è compreso il disegno complessivo e la struttura che prende forma grazie alle svolte narrative. Purtroppo però il racconto ha qualche problema di ritmo, nella costruzione delle singole scene: spesso ci sono passaggi che risultano poco immediati e macchinosi, peccando di poca naturalezza nel susseguirsi degli eventi. L'ingranaggio si inceppa nello spazio bianco tra una vignetta e l'altra, in alcuni casi si sente la mancanza di una vignetta in più che potrebbe rendere l'azione più fluida.

Questa percezione è amplificata dai disegni di Ferrero, i cui corpi appaiono legnosi e non aiutano a trasmettere al lettore la sensazione di movimento; non stiamo parlando di un fumetto di combattimenti o con scene d'azione concitate, ma le pose poco plastiche dei personaggi fanno sentire la necessità di un minimo di dinamismo in più.

Lascia perplessi anche la scelta del titolo Il gioco dell'oca, non perché sia poco adatta, ma perché non ci sia alcun riferimento a esso all'interno del fumetto. Si tratta di un riferimento a una frase presente in quarta di copertina: "a volte le scorciatoie sono sbagliate e devi rifare tutto il percorso dall'inizio, come nel gioco dell'oca". Visto che è un'azzeccata metafora adatta alla trama l'avremmo letta volentieri all'interno del fumetto, magari come riflessione finale del protagonista, piuttosto che relegare all'esterno dell'opera ciò che le dà il titolo.

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