Il gioco dell'oca, la recensione
Abbiamo recensito per voi Il gioco dell'oca di Stefano Munarini e Mauro Ferrero, edito da Tunuè
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Inizialmente Il gioco dell'oca sembra la storia di un giovane truffatore in erba e si ha l'impressione di sfogliare la biografia di un emulo del Frank Abagnale di Prova a prendermi. Giunti a un terzo del volume però la trama vira in un'altra direzione e Jason è costretto a cambiare il suo stile di vita, trovandosi a riflettere sulla sua idea criminosa e sulle conseguenze delle sue azioni. Le circostanze lo spingono anche a mettersi alla prova con la sua passione del fumetto e scopriamo che in realtà la scelta di spacciarsi per un fumettista probabilmente non è stata casuale, ma nasconde qualcosa che porta Jason a rivedere alcune scelte fatte in passato.
Il soggetto di questo fumetto è interessante e riesce a stupire facendosi apprezzare soprattutto quando si è compreso il disegno complessivo e la struttura che prende forma grazie alle svolte narrative. Purtroppo però il racconto ha qualche problema di ritmo, nella costruzione delle singole scene: spesso ci sono passaggi che risultano poco immediati e macchinosi, peccando di poca naturalezza nel susseguirsi degli eventi. L'ingranaggio si inceppa nello spazio bianco tra una vignetta e l'altra, in alcuni casi si sente la mancanza di una vignetta in più che potrebbe rendere l'azione più fluida.
Lascia perplessi anche la scelta del titolo Il gioco dell'oca, non perché sia poco adatta, ma perché non ci sia alcun riferimento a esso all'interno del fumetto. Si tratta di un riferimento a una frase presente in quarta di copertina: "a volte le scorciatoie sono sbagliate e devi rifare tutto il percorso dall'inizio, come nel gioco dell'oca". Visto che è un'azzeccata metafora adatta alla trama l'avremmo letta volentieri all'interno del fumetto, magari come riflessione finale del protagonista, piuttosto che relegare all'esterno dell'opera ciò che le dà il titolo.