Gianni e le donne - la recensione

Un sessantenne si ritrova ad affrontare una madre insopportabile, così come tante donne complicate presenti nella sua vita. Dopo Pranzo di ferragosto, Gianni Di Gregorio sale di livello...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Gianni e le donne
RegiaGianni Di Gregorio
Cast
Gianni Di Gregorio, Valeria de Franciscis, Alfonso Santagata, Valeria Cavalli, Elisabetta Piccolomini, Aylin PrandiUscita11-02-2011 

Ammettiamolo subito, non sono stato un grande fan di Pranzo di ferragosto. Un prodotto carino e gradevole, migliore di tanti altri italiani. Ma non ho mai capito l'entusiasmo verso un film per tanti versi fragile e non cosi brillante come tutti sembravano. Forse, ha aiutato il passaggio al Festival di Venezia, dove tra tanti titoli pesanti risultava un gradevole diversivo.

Qui, senza dubbio, assistiamo a un'evoluzione positiva, sia nei mezzi (si vede che c'è un budget più sostanzioso) che nei risultati, decisamente soddisfacenti e più elaborati. Siamo ormai di fronte a un nuovo Moretti, un regista-protagonista che mette in scena i suoi problemi e le sue idiosincrasie, sicuramente meno caustico, ma ormai ben padrone del suo cinema. A tratti, si ha l'impressione di vedere un Charlie Brown un po' furbetto, ma con la stessa dose di malinconia del personaggio di Charles Schulz.

Fa piacere vedere un mondo stralunato con lo sguardo di questo simpatico single, che senza moralismi prende amabilmente in giro quelli che lo circondano. E almeno, rispetto ai campioni della comicità garbata che tanto vanno per la maggiore ora, c'è una vena surreale molto più intrigante, cosi come un utilizzo dei tempi più leggero e in sospeso. Intanto, si conferma l'abilità di questo autore a dirigere benissimo i suoi attori, tra cui una delle simpatiche anziane della pellicola precedente.

Forse, il problema continua a essere una certa inconsistenza, dovuta a un racconto che punta più su una serie di bozzetti che a una narrazione più complessa. Inoltre, non manca una notevole (auto)indulgenza, in cui la critica ai costumi non spinge mai troppo in là. Di sicuro, arrivati al momento di tirare le fila del discorso, il regista non ha le idee chiarissime su come concludere.

Ma la cosa più importante, è che quando si esce dalla sala non si ha l'impressione di aver assistito al solito film italiano. Piaccia o meno, Di Gregorio non segue i soliti binari del nostro cinema, prendere o lasciare. Io in questo caso non ho dubbi e prendo...

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