Ghostbusters: minaccia glaciale, la recensione
Ritornato a New York Ghostbusters: Frozen Empire è un film acquietato che cambia target mentre replica i punti chiave del primo
La recensione di Ghostbusters: minaccia glaciale, il secondo film del nuovo franchise dei Ghostbusters in uscita in sala l'11 aprile
I nuovi acchiappafantasmi sono tornati dove operavano i vecchi acchiappafantasmi, a New York, con la vecchia stazione dei pompieri come quartier generale, foraggiati da Winston Zeddmore, ora diventato filantropo. Sono una famiglia con i problemi delle famiglie che scorrazza con la Ecto-1 dando la caccia ad ectoplasmi. Qualcuno ha però risvegliato una potente forza dal passato e per evitare il completo congelamento del mondo, grandi e piccini, adulti e bambini, dovranno incrociare i flussi.
E per quanto Ghostbusters: minaccia glaciale non sia diretto male, è totalmente derivativo, si appoggia sullo score che cuce insieme i momenti di commedia per rimanere in piedi, copia per bene la trama del primo film, ricalcandone i punti salienti e alcuni personaggi chiave, e fa nostalgia non più con la library di effetti sonori e con gli oggetti (come faceva il film precedente) ma con gli attori comprimari (e in certi casi i fantasmi comprimari) del primo. Più che un film fatto bene, è fan service fatto abbastanza bene, che riprende in modi corretti sia l’ambientazione che le interazioni tra i 3 acchiappafantasmi storici (interpretati dagli attori originali). L’impressione è che siano proprio loro, per quanto Winston Zeddmore abbia una centralità che prima non aveva. È semmai il mondo intorno a loro ad aver subito la mutazione che ha subito una parte del cinema d’incasso americano: si è infantilizzato, annacquato e schiacciato su dinamiche rassicuranti e comuni.