Ghost Recon Breakpoint, il looter shooter survival che non ti aspetti | Recensione

Ghost Recon Breakpoint, nonostante il voto a fondo pagina sembri affermare il contrario, è la diretta evoluzione di Wildlands, perfezionamento che potrà dirsi compiuto del tutto solo se il supporto post-lancio di Ubisoft darà il contributo sperato

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Ghost Recon Breakpoint, il looter shooter survival che non ti aspetti | Recensione

Per comprendere appieno l’estrema complessità di Ghost Recon Breakpoint basterebbe considerare la puntuale presenza di un elicottero a pochi passi dall’uscita del rifugio che permette al proprio avatar di tirare il fiato, scambiare quattro chiacchiere con gli altri sopravvissuti, acquistare nuove armi, ottenere indizi e informazioni sulle prossime missioni che lo attendono.

Non si tratta (esclusivamente) di un escamotage con cui accorciare i lunghi viaggi che vi attendono, né tanto meno di un trucco ludico per rendere più emozionanti e potenzialmente distruttive le inziali fasi esplorative. Al contrario, è sostanzialmente una dichiarazione d’intenti, il sottile e indiretto palesarsi del concept, della filosofia su cui si erge fieramente Breakpoint.

L’isola di Auroa, un puntino sperduto nell’Oceano Pacifico che funge da ambientazione per questo capitolo del famoso brand di Ubisoft, è a tutti gli effetti il primo e l’ultimo nemico da fronteggiare, un avversario sinistro e quasi invisibile che vi metterà di continuo i bastoni tra le ruote.

L’idea, del resto, c’era già in Wildlands (il titolo parla da solo, del resto), ma viene ulteriormente esplorata e raffinata in questa iterazione, introducendo e cavalcando inedite meccaniche survival. Il personaggio che potrete creare tramite un rudimentale ma efficacissimo editor, non andrà puntualmente sfamato o idratato, beninteso, ma ora più che mai la gestione del suo status fisico ha un reale impatto sul gameplay.

[caption id="attachment_201395" align="aligncenter" width="1000"]Ghost Recon Breakpoint screenshot 1 A differenza di quanto accadde con Wildlands, sin dall’avvio della prima partita potrete prendere parte ad appassionanti deathmatch nella modalità PvP. Al momento sono disponibili solo due modalità e sei mappe, ma Ubisoft ha già promesso importanti novità con i futuri aggiornamenti[/caption]

A seconda del livello di difficoltà selezionato all’inizio dell’avventura, si tratta, così come si è sempre trattato, di avere la meglio su gruppi armati spesso assediati all’interno di roccaforti più o meno protette da mura e torri di vedetta. Nonostante l’I.A. palesi in ogni caso dei grossi problemi di organizzazione tattica, uno tra i numerosi difetti che affliggono Breakpoint, maggiore è il numero di guardie, migliore è l’equipaggiamento di cui dispongono, tanto più dovrete muovervi con circospezione, facendovi un’idea delle difese nemiche grazie al drone, preoccupandovi di eliminare gli ostili nel silenzio più totale, aiutandovi con il fucile da cecchino, pistole silenziate ed eliminazioni corpo a corpo.

In solitaria, novità assoluta della saga vista l’assenza di compagni mossi dalla CPU, o ancor meglio in compagnia di altri utenti pescati dalla rete, il grosso del divertimento lo trarrete ogni qualvolta completerete una missione senza attivare alcun allarme, fieri di aver beffato ogni avversario.

Come dicevamo, tuttavia, Auroa farà di tutto per rendervi la vita difficile. Innanzitutto il design della mappa vi porrà spesso e volentieri di fronte a sentieri scoscesi, sezioni largamente immerse nel pantano, ampie lande che non offrono nascondigli, tutti ostacoli che dovrete puntualmente superare, arginare, evitare, magari sfruttando alcuni mezzi come il sopracitato elicottero o moto elettriche, vantaggiose per il minor impatto acustico che producono.

"Breakpoint, per certi versi, è il Ghost Recon che si è scontrato con The Division"Inoltre, seppur si tratti di elementi totalmente artificiali, durante le vostre peregrinazioni dovrete preoccuparvi anche di droni, automi da combattimento e torrette piazzate, tutti strumenti tecnologici mortali, sempre pronti ad individuarvi, sgominarvi, bloccarvi in attesa di ulteriori rinforzi.

Questa feature, per quanto non originalissima, inspessisce doppiamente il gameplay: da una parte dona un pizzico di insicurezza e incertezza al videogiocatore, che si sentirà continuamente braccato da pattuglie nemiche e aerei di sorveglianza, dall’altra incentiva l’utente a potenziare puntualmente il personaggio, immergendosi tanto nell’anima ruolistica dello sparatutto, quanto in quella più puramente e genuinamente da shooter looter.

La fusione di queste istanze con la base ludica che da sempre contraddistingue Ghost Recon non è stata semplice, ma gli sviluppatori sono riusciti a trovare un ottimo compromesso, in grado di soddisfare in egual misura fan di lunga data e neofiti galvanizzati dai trend del momento.

La regola di base recita che un colpo alla testa è sempre letale, a discapito del livello d’esperienza raggiunto o dall’efficienza dell’arma che si imbraccia. Al tempo stesso, equipaggiamenti migliori garantiscono una potenza di fuoco maggiore, nonché una resistenza più spiccata ai colpi subiti.

Ciò invoglia, naturalmente, a esplorare l’intricato skill tree messo a disposizione dagli sviluppatori, diviso alla base in quattro allineamenti ben differenti, tra Medico, Assalto, Tiratore e Pantera, ognuno caratterizzato da skill e gadget specifici, ma dalle ramificazioni comuni, composte in egual misura da bonus passivi e perk che andranno invece equipaggiati nei pochi slot a disposizione.

Al tempo stesso, anche le bocche di fuoco potranno essere progressivamente potenziate, trovando i progetti per gli upgrade nel corso delle missioni o nelle tante casse sparse per la mappa, fermo restando che livello di rarità e potenza saranno statistiche che puntualmente vi porteranno a sostituire quelle in dotazione con armi nuove di zecca, ancora più efficienti ed efficaci.

Breakpoint, insomma, per certi versi è il Ghost Recon che si è scontrato con The Division, pur mantenendo intatto il raffinato gunplay, ben più soddisfacente di quello del diretto collega, e riconfermando la centralità delle istanze stealth.

Non vanno poi dimenticate le sopracitate aspirazioni survival della produzione. Le ferite riportate in battaglia, che andranno opportunamente trattate con item specifici, lontani dal fuoco nemico, potrebbero rendere l’avatar progressivamente inadatto al conflitto. Sensibile perdita di atletismo, sino all’impossibilità di imbracciare fucili di certe dimensioni, sono malus da tenere sempre in considerazione. Inoltre, facendo riposare il soldato presso campi di fortuna eretti sul momento, potrete potenziarne momentaneamente alcune statistiche, eventualità da prendere in considerazione quando ci si accinge ad affrontare le missioni più complesse.

[caption id="attachment_201396" align="aligncenter" width="1000"]Ghost Recon Breakpoint screenshot 1 Nonostante si tratti pur sempre di un’isola, Auroa è insospettabilmente ricca di biomi diversi[/caption]

A ben vedere, insomma, la produzione Ubisoft è più inclusiva di quanto si possa immaginare, strizzando l’occhio agli amanti della tattica, che disattivando l’HUD e optando per il livello di difficoltà massima potranno contare esclusivamente sulla propria abilità e su quella degli eventuali compagni, ma anche agli amanti degli shooter looter e dell’azione più indiscriminata, a patto di sviluppare il personaggio affinché sia in grado di fronteggiare tanti nemici e droni corazzati a viso aperto.

Sarebbe tutto quasi perfetto, non fosse per alcuni difetti che mortificano le ambizioni del gioco. Oltre alla già citata I.A. non proprio all’altezza della situazione, Breakpoint delude sul piano grafico, con animazioni non sempre curatissime; su quello della varietà, con fin troppe missioni simili tra loro; soprattutto su quello della gestione della fisica. A bordo di potenti SUV e pesanti motoscafi non è raro prendere il volo dopo aver urtato una roccia. L’avatar spesso e volentieri incespica su ostacoli invisibili. Un centro perfetto può essere rovinato da cattive collisioni con i modelli poligonali di edifici o altri personaggi.

Ghost Recon Breakpoint, nonostante il voto a fondo pagina sembri affermare il contrario, è la diretta evoluzione di Wildlands, perfezionamento che potrà dirsi compiuto del tutto solo se l’ormai solito supporto post-lancio di Ubisoft darà il contributo sperato, soprattutto in termini di endgame e di ampliamento della modalità PvP.

Nonostante l’ibridazione tra sparatutto tattico e shooter looter possa dirsi perfettamente riuscito, alcuni difetti già riscontrati nell’iterazione scorsa tornano con scoraggiante puntualità, ulteriormente aggravati dall’inevitabile confronto con congeneri contemporanei, nonché da un comparto grafico e tecnico rivedibile.

Le storture e le problematiche ci sono. Ciononostante, Ghost Recon Breakpoint resta uno sparatutto consigliatissimo agli irriducibili della saga, nonché agli amanti del genere. Il mix di azione, strategia e raccolta di loot saprà stregarvi alla grande.

Continua a leggere su BadTaste