Ghost of Tsushima è migliore della somma dei suoi difetti | Recensione
Ghost of Tsushima non è un gioco esente da difetti, eppure, come già dimostrato da Days Gone, a volte non serve essere purosangue per intrattenere più che degnamente il proprio pubblico
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Essere interrogati dopo l’esibizione del primo della classe, del resto, non deve essere facile per nessuno, soprattutto se testimoni di una performance che ha settato nuovi standard qualitativi in termini di trama e recitazione digitale.
Per ogni cosa buona, la creatura di Sucker Punch mostra il fianco a facili critiche, rendendone complessa la valutazione in termini distaccatamente oggettivi. Al pari di Days Gone e Marvel’s Spider-Man, del resto, siamo di fronte a una produzione di genere, perfettamente confezionata per il pubblico con cui vuole dialogare, fan mediamente accondiscendenti nei confronti di un’esperienza che offre un certo tipo di contenuti.
Così come il survival horror di SIE Bend Studio strizzava l’occhiolino agli amanti di apocalissi a base di zombie, nella stessa misura con cui l’acclamato titolo supereroistico di Insomniac Games assecondava il desiderio dell’utenza di dondolare tra un grattacielo e l’altro di Manhattan, Ghost of Tsushima sussurra all’orecchio di chiunque sia appassionato di samurai e cultura nipponica, lasciando che sia il piacere di immergersi in quel tempo storico, in quegli scenari, a rappresentare la fonte principale del divertimento e del piacere che si può trarre dal gioco.
Jin Sakai, esteticamente e psicologicamente, è un personaggio fin troppo poco caratterizzato per bucare lo schermo e lasciare ricordi indelebili della sua epopea di liberazione dell’isola di Tsushima dalla presenza degli invasori mongoli. Eppure, il contesto in cui è immerso è efficacemente suggestivo. Sebbene manchi una spalla degna di questo nome, i flashback che fanno luce sul passato del protagonista, molti dei quali incentrati sul rapporto che si instaura con lo zio, analizzano e veicolano, con uno stile linguistico che spesso vira verso la poesia, i precetti della vita del samurai.
Allo stesso modo, nonostante un plot generalmente prevedibile, privo di scossoni e colpi di scena, tra una sub-quest e l’altra ci si affaccia su spaccati folkloristici, leggende e miti estremamente affascinanti, che vi spingeranno ad esplorare gli infratti più evocativi dell’isola.
Ghost of Tsushima, del resto, è un action open-world che deve moltissimo alla mappa di gioco. Relativamente contenuta nelle dimensioni se paragonata a quella sfoderata da altri congeneri, ha il grande pregio di vantare un’invidiabile densità di luoghi d’interesse. Complice lo spostamento a cavallo, i viaggi rapidi ed una morfologia del territorio (volutamente) semplificata, Tsushima si rivela uno scenario stimolante, ricco di sorprese, generoso di scorci evocativi facilmente raggiungibili.
Se la regia digitale, così come la trama in generale, segue pedissequamente e dichiaratamente la lezione impartita da Akira Kurosawa, esiste persino un filtro grafico con il suo nome che priva l’immagine dei colori, artisticamente il gioco brilla grazie a panorami mozzafiato, colori accesi, edifici, tempi in testa, semplicemente meravigliosi.
Per quanto credibili, gli scenari non sono realistici in tutto e per tutto. Il vento costante, che vi aiuterà anche ad orientarvi sulla mappa, muove i fili d’erba, le foglie, le chiome degli alberi. Ghost of Tsushima, in breve, è un gioco splendido da guardare, nonostante le molte sbavature tecniche che lo mortificano. Oltre alle già citate pessime animazioni facciali, il livello di dettaglio è contenuto, non sono rari i casi di pop-up, le cattive collisioni si sprecano.
Eppure nessuna di queste problematiche limita più di tanto il fascino unico del Giappone feudale offertoci da Sucker Punch, interpretazione che manderà in brodo di giuggiole gli appassionati del periodo storico, oltre che dei film del già citato Akira Kurosawa.
Come anticipato, il gioco si lascia amare soprattutto per il ritmo. Anche in questo caso, analizzando i singoli ambiti non si può fare a meno di notare difetti più o meno gravi, che tuttavia finiscono in secondo piano considerando il gameplay nella sua totalità.
Le fasi esplorative vi regaleranno piccoli e grandi segreti, ma le arrampicate sono macchinose e fin troppo guidate. Agire nell’ombra, per cogliere i nemici alle spalle e assassinarli senza concedergli possibilità di difendersi, è una tattica molto spesso imprescindibile, ma mette tanto più in mostra i limiti di un’IA piuttosto rudimentale. I combattimenti all’arma bianca sono coreografici e adrenalinici, ma spesso bisogna lottare anche contro una telecamera poco collaborativa.
Nessuna parte costituente di Ghost of Tsushima è davvero priva di difetti, eppure l’esperienza non si inceppa mai.
[caption id="attachment_214709" align="aligncenter" width="1000"] Ogni armatura vi donerà specifici bonus sia in termini di difesa, che di poteri speciali come la possibilità di scagliare frecce più velocemente[/caption]
L’alto numero di quest, missioni secondarie e collezionabili, unitamente a una mappa per nulla dispersiva, vi terranno incollati allo schermo per decine di ore. La sovrastruttura ruolistica, impreziosita da molteplici skill tree, che approfondiscono progressivamente il combat system, rendendo poco alla volta il protagonista un’autentica macchina da guerra. Il level design degli accampamenti mongoli che dovrete conquistare, uno dopo l’altro, esalterà le doti stealth dei giocatori più tattici.
La produzione Sony, difatti, dalla sua ha anche una certa varietà. Raccogliendo risorse, recuperando nuove armature, potenziando katana e arco, amplierete il ventaglio strategico a vostra disposizione. I giocatori più sfrontati, nel pieno rispetto del codice samurai, accetteranno di buon grado la pesante inferiorità numerica, affidandosi a parate, contrattacchi e tecniche speciali per avere la meglio anche nelle situazioni più disperate. L’aspirante ninja, al contrario, si muoverà nell’ombra, lanciando bombe fumogene, cogliendo di sorpresa gli avversari, eliminando silenziosamente i nemici distanti con le frecce.
Ghost of Tsushima non è affatto un gioco esente da difetti. Eppure, come già dimostrato da Days Gone e Marvel’s Spider-Man, sempre per restare nell’ambito delle produzioni Sony, a volte non serve essere dei purosangue per intrattenere più che degnamente il proprio pubblico. Va da sé che chiunque non nutra un minimo di fascino per l’ambientazione e per il periodo storico, difficilmente si appassionerà alla creatura di Sucker Punch.
Ben più del voto a fondo pagina, siamo di fronte a un titolo di genere perfetto per ciò che deve e vuole fare. Ogni tanto vi capiterà di inveire contro la telecamera, o di farvi beffe di un gruppo di mongoli per nulla coordinati tra loro, ma avrete sempre voglia di esplorare più a fondo l’isola di Tsushima o di dare fondo alle abilità di Jin con la spada.
Il classico gioco imperfetto, eppure imperdibile per i fan del Giappone feudale.