Ghost Giant, un videogioco di formazione semplicemente splendido – Recensione

Un’amicizia da recuperare, una madre da salvare: la recensione di Ghost Giant

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Crescere è difficile, complicato, spesso terrificante. Significa prendere posizione, fare scelte ben precise, prendersi le proprie responsabilità. È un passaggio per molti versi traumatico, destabilizzante, disorientante. Si scopre che i grandi non hanno sempre ragione, che essere coerenti è difficilissimo, che nessuno è completamente buono o totalmente cattivo.

Per alcuni, questa transizione può essere particolarmente complicata, ulteriormente appesantita da inattese difficoltà, limiti individuali, piccoli e grandi drammi personali.

[caption id="attachment_195454" align="aligncenter" width="1000"]Ghost Giant screenshot Nascosti in ogni livello ci sono diversi collezionabili che dovrete scovare rovistando un po’ ovunque.[/caption]

È il caso del giovanissimo Louis, vivace gatto antropomorfo che vive in uno scenario da sogno, proprietario, insieme alla madre, di un piccolo appezzamento di terra che rappresenta la sua unica fonte di guadagno. Nonostante i colori accesi e le forme rotonde che caratterizzano la campagna che si estende a perdita d’occhio, il protagonista di quest’avventura sta diventando grande prima del tempo, costretto a fronteggiare problemi più grandi di lui, soprattutto per sopperire alle mancanze della donna che lo ha messo al mondo, a sua volta alle prese con un demone con cui è difficile avere la meglio, la depressione."La genialità di alcuni enigmi, che costringono ad aguzzare la vista e a tentare soluzioni tutt'altro che scontate, è tale da divertire anche i videogiocatori più smaliziati."

Il primo grande pregio della creatura di Zoink Games, gli stessi del toccante Fe, consiste proprio nell’assoluta trasversalità della scrittura, propria, per esempio, dei migliori capolavori targati Disney. Bambini, adolescenti e adulti, nel fruire in prima persona della vicenda, si lasceranno attrarre da differenti suggestioni, equiparabili ed influenzate dal proprio percorso personale.

I più anziani si focalizzeranno sulle tante difficoltà affrontate dal piccolo Louis, i giovani sulla sua determinazione e crescente intraprendenza, i bambini, invece, resteranno folgorati dall’idea di vestire gli ectoplasmatici panni di un gigante fantasma taciturno e dalle buone intenzioni.

Indossato il PlayStation VR ed equipaggiati di una coppia di Move, dovrete infatti fungere da invisibile aiutante per Louis, l’unico ad essere consapevole della vostra presenza. Indicando, strattonando, trascinando e lanciando, si tratterà di interagire con l’ambientazione di turno, al fine di risolvere semplici, ma brillanti enigmi. Dovrete trovare alcuni oggetti rovistando letteralmente nello scenario. Piantare dei semi dopo aver estirpato le erbacce. Spostare una struttura da un punto ad un altro del livello.

Si gioca restando fermi e il livello di difficoltà non è particolarmente elevato, del resto la produzione è volutamente pensata per un pubblico ampio, eppure la genialità di alcuni enigmi, che costringono ad aguzzare la vista e a tentare soluzioni tutt’altro che scontate, è tale da divertire anche i videogiocatori più smaliziati.

[caption id="attachment_195455" align="aligncenter" width="1000"]Ghost Giant screenshot Oltre al difficile rapporto con la madre, Louis deve farsi perdonare dal suo migliore amico per non essersi presentato all’esibizione musicale del loro duetto.[/caption]

Come se non bastasse, la direzione artistica del gioco è semplicemente stupefacente. L’art design strizza l’occhio ad Animal Crossing, a Tearaway a Puppeteer. Ogni luogo che Louis esplorerà, sia questo una piccola città, un porticciolo o i dintorni della sua abitazione, sembrano dei deliziosi diorami, pagine di un complicatissimo e maestoso libro pop-up. La colonna sonora, inoltre, composta quasi esclusivamente da piano e violino, accompagna meravigliosamente l’azione, diventando particolarmente toccante proprio quando i dialoghi si fanno più seri.

Ghost Giant è un’avventura semplicemente favolosa, sfaccettata, a tratti geniale. A separare questo gioco dall’eccellenza assoluta, c’è solo una longevità davvero fin troppo ridotta, appena quattro ore per giungere ai titoli di coda.

La trasversalità della produzione di Zoink Games la rendono ideale per un vastissimo pubblico. Siamo di fronte all’ennesimo piccolo capolavoro per PlayStation VR, ennesima esperienza in grado di avvalorare il sempre più fortunato add-on di Sony.

Continua a leggere su BadTaste