Ghiaccio, la recensione
Pugilato&borgata, il binomio stavolta è scritto e diretto da Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis in un film che è meglio di quel che non si creda
Non c’è altro modo per dirlo: film come Ghiaccio una volta sarebbero stati terribili. Velleitari, scritti male, recitati peggio e messi in scena senza la minima cognizione di cosa si stava facendo. Senza proprio conoscere regole e look del genere di riferimento. Il fatto che invece tutto nella produzione e direzione del film sia almeno corretto è un traguardo della nostra industria. Certo un traguardo piccolo perché dovrebbe essere il minimo indispensabile avere un sistema che faccia in modo che i film almeno escano tutti corretti. Ma lo stesso è un traguardo, anche figlio del miglioramento e della fioritura del genere criminale in televisione, che ha abituato gran parte delle maestranze ad un certo tipo di lavoro e ha mostrato a tutti gli altri quali siano gli standard cui ambire quando si rappresenta il mondo delle città dure.
Certo Alessio De Leonardis e Fabrizio Moro (coppia cementata dai videoclip del secondo e ora al primo film insieme) non scrivono propriamente un copione irresistibile. La storia del ragazzo scapestrato con famiglia disastrata che viene spinto da un allenatore bisognoso di una seconda occasione a sfondare con il pugilato per migliorare la sua vita, non è trattata con la decisione che servirebbe. I dialoghi sono molto molto generici e anche la regia nei momenti decisivi opta quasi sempre per un’enfasi al rallentatore che sottolinea ancora di più ciò che da solo è molto emotivo. Fa insomma un’operazione barocca che non raggiunge mai il suo obiettivo davvero ma ci gira intorno urlando molto.
Così la parte più apprezzabile di tutto il film è l’incontro finale, molto sospirato, annunciato e caricato a dovere, ripreso con bei piani sequenza che tengono al centro la faccia del protagonista, per poi cambiare punto di vista alla fine, saltando tra totali e dettagli sul volto dell’avversario. C’è un bell’andamento drammaturgico del conflitto e soprattutto il pugilato è ben coreografato, in modo che tutto possa essere mostrato con chiarezza e senza timori.
Per una volta un film italiano che punta sui corpi e sulla rappresentazione visiva piuttosto che sulla sola scrittura.