Gentleman Jack (prima stagione): la recensione

Gentleman Jack è un coinvolgente ritratto che celebra l'anticonformismo e il diritto alla ricerca della propria felicità fuori dalle convenzioni

Condividi

A una prima occhiata, Gentleman Jack potrebbe apparire come un'ordinaria storia vittoriana, con personaggi secondari che popolano la tenuta di una nobildonna inglese alle prese con problemi economici e sentimentali. A una prima occhiata, nulla di strano, nulla di inaudito. Eppure, basta un'osservazione appena più approfondita per rendersi conto di come la serie HBO-BBC si stagli al di sopra dei molti melodrammi in costume cui la televisione inglese ci ha abituati, in virtù di una protagonista in tutto e per tutto fuori dall'ordinario.

Al centro della storia troviamo infatti Anne Lister (Suranne Jones), proprietaria terriera i cui diari reali hanno fornito il materiale di base della stagione, nonché la testimonianza della prima figura di lesbica modernamente intesa. Incurante dei commenti perplessi dell'alta società scettica nei confronti dei suoi modi spicci e del suo abbigliamento elegantemente mascolino, Anne si muove con fierezza in un mondo che fatica a riconoscerle un posto. A confortarla, il costante e solidale affetto della zia (Gemma Jones) e dell'anziano padre (Timothy West), mentre ben più conflittuale è il rapporto con la sorella minore Mariane (Gemma Whelan).

Sotto la patina del dramma in costume, Gentleman Jack indaga con rara sensibilità le dinamiche dell’innamoramento. Non si tratta, è vero, di un'infatuazione qualsiasi, e l’unicità della serie sta forse proprio nel voler raccontare una storia modernissima in un contesto inusuale come quello ottocentesco. Per enfatizzare il contrasto tra la spregiudicatezza dei sentimenti di Anne e la bigotta gabbia del mondo in cui vive, la messinscena è calligrafica e impeccabile: non c’è spazio per il benché minimo anacronismo, tanto nella ricostruzione ambientale quanto nella scrittura dei dialoghi, talvolta mutuati  dal diario della stessa protagonista.

Con una tenacia e determinazione che ne fa un’eroina inconsapevole, Anne attraversa ad ampie falcate una gigantesca prigione sociale che fa di tutto per tarparle le ali. Il retrogrado osteggiare del fuori non si limita chiaramente alle questioni del cuore, ma va a incidere sulla realizzazione personale della donna nel momento in cui si mette in testa di sfruttare i giacimenti minerari presenti nei suoi possedimenti. Anne è più in gamba di tutti i maschi che la serie ci presenta in una carrellata a tratti grottesca, ed esercita sul gentil sesso il fascino di un distinto e brillante gentiluomo. Chi però resiste alla piacevolezza della sua compagnia la bolla come scherzo della natura, e solo in una fase più avanzata della stagione capiremo quanto il giudizio altrui abbia pesato sulla sua psiche.

Anne sa chi è, e la sua fede religiosa le fa concludere che sia stato Dio stesso a crearla in quel modo, sollevando il suo orientamento sessuale dal peso del peccato. Eppure, sa anche che il mondo in cui vive non può tollerarla appieno, costringendola a nascondere almeno in parte i suoi reali sentimenti nei confronti della dolce miss Ann Walker (Sophie Rundle). In fondo le aspirazioni della nostra protagonista non sono dissimili da quelle di tante protagoniste di romanzi ottocenteschi: sposare la persona amata e passare assieme a lei il resto dei propri giorni in una lirica cornice bucolica. L’eccezionalità sta nell'elemento proibito di questo amore, che lega due esseri dello stesso sesso in un’epoca in cui, ad acuire il senso di terrore e l'esigenza della clandestinità, la pena per l’omosessualità maschile era la morte.

Approfittando della necessità di raccontare la love story tra le due donne, Gentleman Jack ritrae con sensibilità i diversi approcci al dramma delle pulsioni represse: se da un lato Anne non nasconde la propria natura, determinata a trovare la propria metà a dispetto delle costrizioni sociali, Ann Walker è invece è imbrigliata nelle maglie di un’educazione certo più severa, che non le ha mai consentito di spingere la fantasia al di là di un regolare matrimonio eterosessuale. Non c'è patinata censura nella raffigurazione dell'esplosione sensuale che coinvolge le due, ma una sana e vitale rappresentazione del sesso tra donne, senza ombra di ammiccamento pruriginoso.

Attorialmente parlando, Gentleman Jack pullula di perle: non solo offre al pubblico internazionale la possibilità di apprezzare quella forza della natura che è Suranne Jones (Doctor Foster), ma è un ricco ventaglio multigenerazionale del talento televisivo britannico. Accanto a Jones, la Ann Walker di Rundle rifulge in una toccante mescolanza di tenerezza e instabilità; come lei, i comprimari tutti danno vita a performance superbe, contribuendo a rendere questa serie sfaccettata e audacemente sovversiva come la sua protagonista.

Eh sì, perché Gentleman Jack è proprio come Anne: attraversa il tempo senza sottostare alle rigide imposizioni del pensiero comune. Lottando per ciò in cui crede, la vediamo vacillare con commovente fragilità quando, in un raro sfogo di lacrime, mette in dubbio il proprio diritto a essere amata, ma non cessa mai di combattere con forza indomita per il raggiungimento dei propri obiettivi. In questo senso, la prima stagione di Gentleman Jack - la serie è stata rinnovata a maggio per un secondo arco di episodi - si staglia come celebrazione della resilienza al peso delle convenzioni, inno speranzoso certo non solo indirizzato alle donne, come una lettura superficiale potrebbe suggerire, ma a chiunque si muova in acque agitate alla ricerca della propria felicità.

Correlati con Gentleman Jack

Continua a leggere su BadTaste