Generations: Il Ferro - Iron Man/Ironheart, la recensione

Abbiamo recensito per voi Generations: Il Ferro - Iron Man/Ironheart, di Bendis, Rudy, Kudranski e Leon

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Il viaggio prevale sulla destinazione.

Generations è l’iniziativa della Casa delle Idee che ha il compito di collegare il megaevento Secret Empire alla prossima fase dell'Universo Marvel, Legacy. Nel corso delle dieci storie autoconclusive che compongono il progetto, la nuova leva di super eroi – da Miles Morales (Spider-Man) a Kate Bishop (Occhio di Falco), dalla giovane Jean Grey ad Amadeus Cho (il Fichissimo Hulk), per citarne alcuni – ha la possibilità di incontrare quella originale, di cui ha raccolto l'eredità.

Ogni numero fin qui presentato ha rispettato il medesimo canovaccio: un misterioso viaggio nel tempo pone l’uno di fronte all’altro due diverse generazioni di giustizieri in un confronto che mira ad avere un impatto nella vita dei giovani coinvolti.

Questa volta tocca a Riri Williams, l'eroina conosciuta come Ironheart, essere catapultata in un’epoca differente dalla sua: in un futuro remoto incontra un Tony Stark decisamente invecchiato che ha abbandonato le ricerche tecnologiche per abbracciare una dimensione più spirituale. Superato lo smarrimento iniziale, dettato tanto dal ritrovarsi priva del supporto della sua armatura quanto dal contesto sconosciuto, Riri vive un’intensa esperienza visiva e sensoriale insieme al suo mentore e ai Next Avengers sulle pagine di Generations: Il Ferro – Iron Man/Ironheart, una storia scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da un team di artisti composto da Marco Rudy, Szymon Kudranski e Nico Leon.

Vero e proprio deus ex machina delle avventure di Iron Man targate Nuovissima Marvel, lo scrittore di Cleveland permea il racconto di uno spirito positivo che spiazza il lettore, soprattutto per il cambio radicale nell'approccio di Tony Stark: in quanto futurista, quest'ultimo ha da sempre ricercato nello sviluppo tecnologico e scientifico la chiave di un miglioramento delle condizioni umane; il passaggio a una spiritualità più profonda muta ogni concezione fin qui maturata, presentandoci il tutto da un’ottica diametralmente opposta.

Tutto è un’opportunità. Tutto ha uno scopo.

L’operazione effettuata da Bendis, per quanto radicale, è coerente con il percorso di crescita dello Stregone Supremo dell’Universo Marvel, Doctor Strange, che, alle origini, si distacca dall’effimero mondo materiale per abbracciarne uno incentrato sul misticismo. Abbandonata l’armatura e indossata la cappa, Tony continua a mantenere un atteggiamento paterno nei confronti di Riri, in linea con la gestione dei due eroi sulle pagine di Invincible Iron Man.

Sebbene non conosciamo la natura della linea temporale in cui è ambientata la storia, dalle parole del Tony del futuro apprendiamo che la ragazza ricoprirà un ruolo fondamentale per il raggiungimento di uno status quo fatto di pace e serenità, cosa che le permette di consolidare le proprie convinzioni e proseguire nel suo percorso di crescita come eroina.

"Ispirazione" è la parola che meglio rappresenta la finalità di questo viaggio nel tempo in cui non conta né chi abbia orchestrato il tutto, ma solo l'incontro tra le due Teste di Ferro. Vedremo come e in che misura questa storia determinerà la vita e le gesta di Ironheart, tenendo a mente che sta per cominciare la fase finale della run di Bendis sulla serie regolare di Iron Man.

Va detto che, a dispetto dei precedenti numeri, Generations: Il Ferro – Iron Man/Ironheart ha uno sviluppo molto più lento, retto prevalentemente sui già noti siparietti tra Tony e Riri e sulla presentazione di un mondo ormai privo di ogni conflitto. L'apporto dei Next Avengers è inoltre puramente coreografico, privo di mordente e di alcuna finalità. Questi elementi, oltre alle potenzialità del soggetto non sfruttate appieno, concorrono a penalizzare la storia, impedendole di raggiungere dei veri e propri picchi qualitativi.

Decisamente migliore la resa artistica: merito della prova di Marco Rudy, bravo nel tratteggiare scenari futuristici di notevole impatto, affiancato da Szymon Kudranski e Nico Leon. L’originalità dello storytelling, le atmosfere psichedeliche e le fughe oniriche rappresentano quel valore aggiunto che permette di superare l'ardito accostamento tra stili di colorazione differenti e offrire una lettura piacevole e ben congegnata.

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