Generations: I più forti – Il Fichissimo Hulk/L’Incredibile Hulk, la recensione
Abbiamo recensito per voi Generations: I più forti – Il Fichissimo Hulk/L’Incredibile Hulk, di Pak e Buffagni
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
È un uomo, un mostro o è entrambe le cose?
Questa è la domanda che campeggiava sulla copertina di Incredible Hulk #1 del maggio 1962, albo con il quale l’abominevole creatura ideata da Stan Lee e Jack Kirby faceva il suo esordio nel nascente Universo Marvel. Nel corso degli anni, diversi sono stati gli approcci che ne hanno caratterizzato lo sviluppo, tutti più o meno attenti a scavare nella psicologia di Bruce Banner, schiavo della sua rabbia, frustrato per il suo essere perennemente percepito come un minaccia e rimasto solo a causa della maledizione.
Senza troppi indugi e privi di qualsiasi introduzione, ci ritroviamo nel deserto del Nevada insieme al Generale Ross e al suo esercito, impegnati nella missione di catturare Hulk. L’arrivo di una nuova minaccia verde crea ulteriore scompiglio tra i ranghi, di lì a poco aggravato dal devastante scontro che vedrà coinvolti i due. Ben presto, però, il confronto trascende il mero piano materiale per assumere connotati più psicologici, tali da lasciare un segno indelebile nell'animo di Amadeus.
La vicenda parte in medias res, e a interagire troviamo l’Hulk originale, che riprende la caratterizzazione nata dalla fervida immaginazione di Lee e Kirby, e il più recente Hulk, quello Fichissimo, nella sua veste abituale e familiare a chi ne segue le storie. Non è richiesta alcuna conoscenza dei recenti eventi Marvel per godere della storia, cosa che rende la lettura immediata e che permette allo sceneggiatore di puntare dritto all'obiettivo.
Se da un lato, Pak è bravo a imbastire un episodio accattivante mantenendo celata la genesi dell’incontro – non viene illustrato il come o il perché Cho si ritrovi in un passato indefinito nel vano tentativi di aiutare una versione primigenia del personaggio – dall’altro ha l’indubbio merito di introdurre il tema portante di Generations: un’approfondita analisi sul concetto di eredità, sull’essere un eroe e sul pesante fardello da portare per la nuova generazione.
Nello specifico, vengono messi a confronto i diversi modi di intendere il “dono” ricevuto: Amadeus cerca nel controllo della rabbia la sua forza, consapevole che il suo animo buono e i suoi buoni propositi rappresentino la giusta soluzione al problema, oltre che una giustificazione a eventuali danni collaterali; diametralmente opposta la lettura offerta da Banner, convinto di custodire dentro di sé una vera e propria maledizione.
La componente action e quella emotiva – perfettamente bilanciate dalla regia di Pak – concorrono a creare una storia vibrante, dai toni forti e di spessore. La conclusione della vicenda è tutt'altro che conciliante e offre importanti spunti per il prosieguo della carriera del giovane Hulk. Giunti alla fine dell'albo, i dubbi che accompagnano il lettore nelle prime pagine non trovano una risposta concreta, con lo svelamento della natura dell'evento che viene momentaneamente rinviato.
È proprio il caso di dirlo: Matteo Buffagni spacca! Rispetto a quanto ammirato sulle pagine di Amazing Spider-Man e Daredevil, lo stile dell’artista italiano si trasforma, diventa più spigoloso, esplosivo e a tratti brutale, a voler omaggiare la linea di Kirby nelle prime storie del personaggio. I disegni trasudano potenza in tutte le sequenze e i funzionali effetti chiaroscurali esaltano i passaggi più intimisti della storia.