Generation Zero vol. 1: Noi siamo il futuro, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Generation Zero, di Van Lente, Portela e Dalhouse
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il Progetto Spirito Nascente ha celato per anni un programma che aveva come obiettivo quello di formare una classe di giovani psioti da utilizzare per i propri loschi fini. Trattenere una squadra composta da teenager è però un obbiettivo non da poco, per non dire impossibile: liberatisi dal giogo del padrone, i Generation Zero hanno infatti iniziato a viaggiare per gli Stati Uniti aiutando chi si trovasse in difficoltà.
Generation Zero è il titolo della serie Valiant scritta da Fred Van Lente e disegnata da Francis Portela. Star Comics ha pubblicato il volume d'esordio dedicato ai giovani psioti intitolato Noi siamo il futuro, il quale raccoglie i primi cinque episodi.
In questa bizzarra mescolanza di toni, Van Lente è abile nel gestire le singole fasi del racconto esaltando tanto le sequenze di dialogo quanto quelle di battaglia. Pur non dimostrando grande originalità, l’impianto narrativo risulta solido e mantiene vivo l’interesse del lettore con la giusta dose di elementi mystery, action e un’alchimia tra i personaggi accattivante; il ritmo serrato, inoltre, rende la lettura di questo primo storyarc davvero appassionante.
Parliamo di teenager e, ovviamente, non possono mancare le opportune riflessioni su temi legati all’adolescenza quali la crescita, l’appartenenza e l’accettazione, conditi con l’ormai consueta dose di amori e gelosie che da sempre accompagnano la narrativa di questo genere.
Decisamente riuscito il terzo capitolo del volume, una breve e divertente parentesi parodica con una vicenda ambientata in un universo in stile Archie, a riprova della capacità dello scrittore di variare registro mantenendo un approccio contemporaneo.
Orientamento che, purtroppo, non sempre rintracciamo nell’opera di Portela. A dispetto dell’ottima impressione fatta su Faith, il disegnatore spagnolo appare qui fin troppo rigido nelle anatomie e poco incisivo nei primi piani. La componente artistica non riesce ad apparire fresca in ogni sequenza, inficiando non poco la riuscita generale del volume. Molto più indovinata la prova di Derek Charm, fumettista dallo stile cartoonesco, e di Diego Bernand, che chiude il volume.
Molti misteri appaiono ancora irrisolti e tante avventure attendono ancora questa squadra di giovani psioti. Loro sono il futuro, e la speranza è che la serie di cui sono protagonisti possa migliorare lungo il tragitto, con i dovuti accorgimenti.